Portorico, Isole Vergini, Antille – Celebrity Summit – 28 Marzo 2015

Carissimi amici di Crocieristi.it … eccomi pronto a raccontarvi la nostra stupenda vacanza di un paio di settimane passate tra Portorico, Isole Vergini (americane) e Antille. Il viaggio è suddiviso in due parti: la prima alla scoperta di Portorico, la seconda in crociera con la Celebrity Summit. Sarò ben lieto di descrivere come mi sono organizzato e di dare informazioni utili a chi fosse interessato a una simile esperienza su rotte che sono completamente al fuori dagli schemi italiani e frequentate in gran parte da statunitensi e latino americani.

Portorico è una meta ostica da raggiungere, non ci sono voli diretti dall’Europa … basti pensare che in tutta la nave eravamo solo 6 italiani (di cui 4 la mia famiglia) e che eravamo visti molto ben volentieri sia dall’equipaggio, che ci ha coccolato dall’inizio alla fine, sia dagli altri passeggeri. Alla fine due bellissime settimane di full immersion nello stile di vita a stelle e strisce.

Per me era la prima volta con Celebrity e devo ammettere che la crociera è andata notevolmente sopra le attese, sia come vita a bordo che come gastronomia. Anche la nave ha alcune particolarità che non avevo mai provato prima. L’itinerario … ah dimenticavo … St. Croix – St. Kitts – Dominica – Grenada – Navigazione – St. Thomas … è veramente a 5 stelle ed abbina alcune delle spiagge più belle dei Caraibi a isole a forte connotazione tropicale con foreste pluviali lussureggianti, vulcani ancora attivi ed una natura incontaminata che lascia a bocca aperta … lusso estremo e povertà assoluta distanziati da un semplice cavalcavia … animali aticipi per noi europei come manguste, scimmie, iguane, serpenti … in mare tartarughe, barracuda, pesci tropicali … spiaggia, relax, avventura, snorkeling, panorami mozzafiato … veramente di più non si può chiedere ad una sola vacanza! Naturalmente il tutto organizzato fai-da-te ed a misura di bambini.

PREMESSA

Come già anticipato, la vacanza nel suo complesso è stata divisa tra un sostanzioso pre-crociera a Portorico seguito dalla crociera di 7 notti alle Isole Vergini Americane ed alle Antille.
Ho prenotato tutto in autonomia, anche se inizialmente ero intenzionato a rivolgermi alla mia agenzia perchè le cose da prenotare ed incastrare erano parecchie. In agenzia però non ho ottenuto molto se non che il viaggio era difficile da costruire, che sarebbe costato un patrimonio e che forse sarebbe stato meglio per me fare il B2B della Costa Fortuna da Guadalupa.
In un rigido pomeriggio di inizio novembre saluto l’amico dell’agenzia e mi fiondo a casa davanti al computer!

La prenotazione con largo anticipo è fondamentale per viaggi di questo tipo, fuori da cataloghi e da ogni possibile standard previsto per il pubblico italiano. Ancora di più se a viaggiare è una famiglia di quattro persone con due bambine di 5 e 9 anni. Inoltre marzo/aprile è periodo di Spring Break negli USA quindi i voli e le crociere tendono ad esaurirsi velocemente.

Abbiamo effettuato il lungo volo verso Porto Rico (circa 15 ore in totale) con la American Airlines (AA199) con partenza da Milano Malpensa T1 e scalo al Kennedy di NYC. Un po’ azzardato essendo ancora periodo di nevicate nella Grande Mela ma fortunatamente ci è andata bene … voli di alcuni giorni prima erano stati ritardati o cancellati. Dopo circa 9 ore e 30 minuti passati su un vecchio Boeing 767-300, senza intrattenimento individuale ma per fortuna con alcuni bei film anche in italiano, arriviamo a destinazione.

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Il tempo per raggiungere il gate del volo AA67 per San Juan è di circa 2 ore e 30 minuti e ci vogliono tutti! Pur restando sempre nel terminal 8 di JFK, prima di imbarcarsi nel secondo volo bisogna espletare tutte le formalità di immigrazione degli USA. Fortunatamente per chi è in transito esiste una Connecting Line separata altrimenti quel giorno non sarebbe stato possibile arrivare in tempo vista la lunghezza del normale serpentone. Bisogna poi ritirare le valige, passare la dogana, rimettere le valige sul rullo, tornare al pieno superiore e recarsi al gate di imbarco. Insomma c’è da lavorare non poco, ma la meta è vicina!
 
Arriviamo a San Juan alle 19:30 dopo circa 3 ore e mezza di volo.

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La temperatura esterna è di quelle che fanno fare salti di gioia … 28 gradi … quindi ci svestiamo degli abiti pesanti e ci mettiamo in bermuda e maglietta.

Dal sito web Alamo avevo prenotato un SUV Nissan che ritiro nel parcheggio proprio di fronte l’uscita dell’aeroporto. L’auto è nuovissima (900 km), con cambio automatico ed il contratto comprende ogni tipo di copertura assicurativa. Inoltre all’atto della prenotazione non è stato richiesto nè il pagamento nè la carta di credito a garanzia. Nessun problema nemmeno per viaggiare sulle autostrade visto che nelle auto è presente una specie di Telepass con addebito diretta sulla carta di credito. La guida è stata piacevole ed interessante, le strade ben tenute e con l’auto abbiamo raggiunto facilmente luoghi un po’ fuori mano e molto costosi con i taxi. La zona di San Juan è sicuramente la più difficile, con diverse autostrade che si incrociano e con uscite a volte sulla destra altre sulla sinistra di complicata interpretazione. Per avere un’idea del traffico basti pensare che a Porto Rico vivono 3,5 milioni di abitanti e sono presenti più di 1 milione di autovetture, quasi tutte concentrate tra San Juan, Condado e Carolina.

La nostra direzione era però all’opposto di San Juan … ovvero nell’east end dell’isola nella cittadina di Fajardo. Dopo circa 40 minuti arriviamo a destinazione, nei condos Pena Mar Ocean Club dove avevamo prenotato un appartamento per tutto il preriodo pre-crociera.

Prima di iniziare il diario vero e proprio alcune informazioni su meteo e clima. Fine di marzo ed inizio aprile sono periodi ottimi per Portorico e tutti i Caraibi. A Porto Rico le temperature diurne sono state comprese tra 28 e 32 gradi, mentre la sera non sono mai scese sotto i 24 gradi. Nelle isole toccate dalla crociera sempre 27/28 gradi senza umidità. Il mare è sempre stato più che calmo e l’acqua di una temperatura molto gradevole per fare il bagno. Devo inoltre ringraziare la sorte per aver trovato sempre sole e pochissime nuvole. Anche i brevi acquazzoni tropicali sono stati rarissimi. Altra considerazione riguarda le zanzare. Eravamo partiti dall’Italia con i repellenti sapendo che in alcune zone è diffuso il Dengue e la zanzara Chikungunya. In questo periodo, non essendo umido e non avendo visitato zone lacustri o paludose non abbiamo avvistato nessuna zanzara!

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FAJARDO

Passata la prima notte a Portorico … riprendiamo da dove avevo finito … una bellissima alba con vista sull’isola di Palomino.

In primis vorrei spiegare perchè ho scelto di stare a Fajardo, paesino poco turistico un po’ fuori da quelle che sono le rotte classiche dell’isola ovvero San Juan e Condado, caratterizzate da lusso sfrenato, mega resort e spiaggione stile Miami Beach. Fajardo in realtà è un ottimo gateway per la visita di tutte le migliori attrazioni naturalistiche dell’isola, dalla foresta pluviale alle isolette coralline vicino alla costa, dalle splendide Isole Vergini Spagnole (Culebra e Vieques) alle spiagge del nord (Rio Grande, Luquillo, Carolina). Quello che manca a Fajardo è senza dubbio la mondanità e la vita notturna. In giro è tutto abbastanza confusionario, le case sono mal tenute e alle 5 del pomeriggio in centro città è tutto chiuso. Per cenare e fare acquisti bisogna andare in una zona commerciale vicina al paese dove sono presenti ristoranti, catene di fast food e un centro con negozi di ogni genere, tra cui un supermercato Walmart nel quale abbiamo fatto la spesa per la colazione in appartamento.

Come al solito il risveglio nel primo giorno oltreoceano è condizionato dal fuso orario (-5 ore rispetto all’Italia). Pur essendo andati a letto tardi la sera prima, alle 5 della mattina eravamo già tutti con gli occhi sbarrati, bambina comprese. Abbiamo così tutto il tempo di esplorare la zona in cui è situato il Pena Mar Ocean Club, una serie di condos di nuova costruzione racchiusi all’interno di un’area vigilata e con la portineria sempre presente, cosa che consente di entrare e uscire a qualsiasi ora. La prenotazione l’ho fatta con booking Ed è stato necessario versare con Paypal una caparra di 100 dollari a garanzia che mi sono stati restituiti un giorno dopo la partenza. Il pagamento dell’affitto e la firma del contratto e dei vari regolamenti condominiali è avvenuto 15 giorni prima della partenza. Veramente tutto molto serio, efficiente e veloce.

All’interno del complesso è possibile usufruire liberamente di una palestra e di tre piscine … quella principale è proprio a fianco del nostro appartamento.

L’appartamento è molto bello, con un ampio living con cucina iper attrezzata con lavatrice, asciugatrice, forno a induzione, microonde, tostapane, megafrigo e cooler per bevande. Sono disponibili piatti, posate, pentole e tutto quello che serve. Nel salotto un grande tavolo rotondo una tv da 50 pollici e alcuni divani.

Le camere da letto sono fornite di coperte e lenzuola, il bagno con asciugacapelli, saponi e asciugamani. Completano la dotazione i teli da mare, un frisbee, i racchettoni, un frigo portatile, delle sedie da spiaggia ed un ferro da stiro con tanto di asse. In pratica è come essere a casa propria e non serve portare nulla se non shampoo e dentifricio. Un ampio balcone si affaccia sulla baia e la marina di Fajardo.

A Fajardo non ci sono spiagge, ma nei dintorni si raggiungono in pochi minuti di auto quelle del nord est di Portorico tra cui Luquillo Beach, molto ampia e carina ma con l’acqua del mare un po’ torbida.

Volendo la sera si può fare una escursione alla Bioluminescent Bay presso il lago chiamato Laguna Grande. Facilmente accessibili anche le numerose isolette che fronteggiano la costa orientale. Tra queste segnalo Palomino, Palominito e Icacos, ciascuna con le proprie specificità e caratteristiche. Palomino è l’isola più attrezzata, sede delle spiagge private del resort più quotato dell’intera Portorico, El Conquistador, che dalla sua collina domina tutta la zona.

A Palomino ci sono servizi, ombrelloni, ristoranti, sport aquatici e tutto quanto si possa volere per stare in relax e divertirsi. L’acqua del mare è bellissima ma un po’ meno limpida rispetto alle altre a causa degli scarichi in mare, inoltre è molto affollata e la spiaggia per chi non è ospite del resort è abbastanza limitata.

Palominito, nota per una scena del quarto film della serie “Pirati dei Caraibi” è veramente un fazzoletto di sabbia circondato dai coralli con un mare eccezionale come potremo appurare in uno dei giorni successivi. Da Palomino è possibile arrivarci con la canoa in circa 20 minuti. Il problema di Palomino è l’ombra … completamente assente essendo presenti solo due palme in croce.

La nostra scelta ricade quindi su Icacos, che come le altre isole, può essere raggiunta con un water taxi dalla marina di Las Croabas, un villaggio di pescatori poco più a nord di Fajardo.

Il water taxi può essere anche riservato in anticipo sul sito http://www.prwatertaxi.com/ pagando un deposito con Paypal oppure, come ho fatto io, ci si può recare in zona abbastanza presto la mattina e trovare un “capitano” che con la propria barchetta porti fino a destinazione. I prezzi sono sempre gli stessi: 25 euro a persona (bambini compresi) per Icacos e 35 per Palomino/Palominito. Si concorda l’orario del ritorno (nel nostro caso le 15) e si paga alla fine. Il tragitto è si circa 25 minuti abbastanza movimentati, quando si arriva nei pressi dell’isola il mare si accende di colori incredibili.

Icacos è un’isola abbastanza grande, completamnte disabitata e priva di servizi. Gli unici abitanti sono le piccole iguane che spesso si avvicinano in cerca di cibo. Prima di partire bisogna fare rifornimento di acqua e di qualcosa da mangiare nei locali che si trovano a Las Croabas proprio di fronte alla marina.

Ci accomodiamo sotto alcune palme e ci godiamo l’isola.

Il mare è veramente una piscina, senza onde e con una limpidezza estrema … le bambine non riescono a trattenersi e dopo una abbondante impomatatura di crema solare, fondamentale a queste latitudini, fanno il bagno.

Verso mezzogiorno, sull’altro versante delle spiaggia arrivano i catamarani delle escursioni organizzate …

Io mi munisco di scarpette di gomma e mi avventuro lungo la costa più selvaggia dell’isola … completamente deserta!

Qui la vegetazione arriva proprio sul mare, lasciando spazio, di tanto in tanto, ad alcune piccole spiaggette, stracolme di centinaia di grandi gusci di molluschi trasportati qui dalle correnti. Un vero e proprio cimitero. Alcune sono veramente bellissime, ma naturalmente tutto deve restare al proprio posto!

Proseguo imperterrito fino al punto in cui è impossibile proseguire …

.. per poi tornare alla base. Dopo un breve spuntino ci godiamo nuovamente questo paradiso in attesa che il nostro “capitano” ci torni a riprendere.

Ed alle 15, puntuale come un orologio svizzero, risaliamo in barca e torniamo a Las Croabas.

Dopo un bagnetto nella nostra piscina …

… ci prepariamo per la sera. Un ottimo ristorante che mi sento di consigliare a Fajardo si chiama Metropol http://www.metropolrestaurant.com/ con numerosi piatti anche tipicamente portoricani ed un menu per bambini. Per cenare abbondantemente in quattro abbiamo speso 60 US$. Nella stessa zona anche numerose catene di fast food come KFC (Kentucky Fried Chichen), McDonalds, Pollo Tropical, Wendy’s, Burger King, Subway e Sizzler. Ce ne è veramente per tutti i gusti ed a prezzi veramente contenuti … mediamente 25 US$ in quattro.

Dopo cena, stanchi morti ci fiondiamo a letto perchè il giorno successivo ci sarà da fare una levataccia per raggiungere uno dei luoghi più belli di tutto il viaggio.

Una vacanza a Portorico non è completa se non si visita almeno una delle Isole Vergini Spagnole: Culebra e Vieques. Si tratta di isole poco note e poco battute dalle grandi masse turistiche, anche perchè sono molto difficili da raggiungere, ma proprio per questo conservano quella autenticità caraibica e quello spirito che ci si aspetta quando si decide di partire per i Tropici. Per quanto ci riguarda, ma forse lo avrete già capito, non ci piacciono le spiagge affollate, piene di turisti e battute dalle escursioni organizzate. Preferiamo faticare un po’ di più e raggiungere luoghi animati principalmente dai locali.

Per arrivare in queste isole ci sono due modi: aereo o traghetto. Per volare bisogna andare all’aeroporto di Ceiba, a pochi minuti di distanza da Fajardo. Il volo dura appena 15 minuti, offre un panorama fantastico dall’alto, ma per una famiglia di quattro persone ha un costo molto elevato. Inoltre va prenotato e pagato in anticipo e quindi è molto pericoloso utilizzarlo per una gita di una giornata secca perchè se il tempo è brutto si vanificano in un sol colpo la giornata e i soldi.

Il passaggio in traghetto per entrambe le isole dura 1 ora e 10 minuti e costa 2,25 US$ per gli aduti e 1 US$ per i bambini. In totale A/R per 4 persone 13 US$! Il problema del ferry (o della “lancha” come la chiamano) è che i biglietti sono durissimi da ottenere. Esiste un sito non ufficiale che li vende, ma basta vederlo per capire che non offre nessuna garanzia. L’unico modo per avere un biglietto per il ferry delle 9 (l’unica partenza della mattina) è quella di mettersi in fila all’alba (che qui è alle 6 del mattino) sperando nella buona sorte. La fila per la biglietteria, soprattutto nel week end, è interminabile e fa il giro di due isolati. I turisti vengono tenuti in fila fino all’ultimo istante per dare precedenza ai locali e i 500 posti spesso non sono effettivi perchè parecchi vengono venduti in prevendita.

Non essendo stati in nessuna delle due isole, decidiamo naturalmente per Culebra. Più piccola, occupata in gran parte da riserve naturali e parchi nazionali, con spiagge da sogno ma chiaramente supergettonata. Dal Pena Mar al porticciolo di Fajardo saranno più o meno 2,5 km di saliscendi. Da questo punto si vedono in lontananza i nostri condos. Il parcheggio per l’auto costa 5 US$ per tutto il giorno.

Fortunatamente la proprietaria del nostro appartamento ci ha fatto una cortesia impagabile acquistando in prevendita, 2 giorni prima, i biglietti A/R per tutti, addirittura senza richiedere nessuna maggiorazione per il disturbo. Diversamente non sarebbe stato possibile partire perchè alle 7:30, orario del nostro arrivo per metterci in fila per salire a bordo per la partenza delle 9, i biglietti erano già esauriti ed il botteghino chiuso! Per Vieques invece c’erano molte meno persone e non credo ci sarebbero stati problemi per i biglietti.

Entriamo nella piccola stazione, il cui interno è già colmo di persone. Si riempierà in fretta e quindi si formerà una fila lunghissima di fuori sotto al sole.

Le porte vengono aperte verso le 8:15 e puntuali alle 9 si parte alla volta di Culebra, isola situata a metà strada tra Portorico e St. Thomas.

Il primo tratto di navigazione è sicuramente il migliore, si vede tutta la costa est di Portorico e si passa vicino a Palomino e Palominito. All’arrivo si sbarca in un paesino con poche strade ed un solo hotel!

Al porto sono sempre disponibili i taxi collettivi che al costo di 3 US$ a tratta (1 US$ per la bambina più piccola) portano qui:

Classificata all’ottavo posto tra le spiagge più belle al mondo secondo Tripadvisor, Playa Flamenco è veramente impossibile da descrivere. Si accede da più punti attraverso alcuni sentierini …

… e appena si entra in spiaggia si rimane letteralmente a bocca aperta!

La spiaggia è immensa ed incornicia interamente la Bahia de Flamenco. Da un estremo all’altro c’è una camminata di almeno 45 minuti a passo sostenuto. Il mare ha numerose sfumature di colore ed è un vero piacere fare il bagno!

C’è anche la possibilità di fare snorkeling nella zona più rocciosa …

… o di immortalarsi a fianco di alcuni carri armati che provengono da una dismessa base militare americana precedentemente collocata sull’isola e che ora sono dei veri e propri monumenti.

Più all’interno c’è un piccolo campeggio per tende, i servizi igienici, alcuni negozi e dei chioschi nei quali pranziamo, nulla di succulento ma a prezzi contenuti. Il tutto è tenuto a debita distanza dalla spiaggia che si mantiene così del tutto incontaminata pur mettendo a disposizione tutti i servizi necessari.

La fauna è abbastanza variegata … uccelli di ogni genere, pellicani, galline con prole e tantissimi gatti nella zona ristoro.

Volendo è possibile noleggiare ombrelloni presso un camioncino che si trova all’entrata delle spiaggia, ma qui a Playa Flamenco l’ombra naturale non manca di certo e qua e la sono disseminate amache e tavoli da pic-nic muniti di barbecue in puro american style.

Il traghetto per il ritorno parte alle 5 del pomeriggio ed avendo già il biglietto possiamo arrivare tranquillamente all’ultimo secondo. Arriviamo a Fajardo all’imbrunire e siamo stanchi morti, ma comunque molto soddisfatti per la bella giornata. Andiamo a letto presto e ci prepariamo per il giorno successivo … con una ambientazione completamente diversa da quella dei primi giorni!

Riporto di seguito la tabella attuale con orari e prezzi per Culebra e Vieques.

Passati i primi giorni interamente dedicati alla spiaggia ed al mare, è arrivato il momento di dare un po’ di riposo alla nostra pelle arrossata e visto che di nuvole proprio non se ne parla e che alle 7 del mattino ci sono già 28 gradi decidiamo di avventurarci nella foresta pluviale!

Detto così sembra un’esperienza alla Indiana Jones, ma in realtà è tutto molto semplice, da Fajardo si arriva all’inizio della foresta in circa 25 minuti e tutta l’escursione può essere effettuata col proprio mezzo. Il mio consiglio è di farla in autonomia con la propria macchina evitando le escursioni organizzate. Infatti la strada è una sola, la Carretera 191, molto ben tenuta, ed a un certo punto è chiusa al traffico e quindi bisogna per forza fare dietrofront. La seguente cartina spiega perfettamente come è strutturata la foresta pluviale El Yunque, il cui nome deriva dall’omonimo monte col significato di “Terre Bianche” in lingua Taino. I Taino erano la prima popolazione amerindia a popolare i Caraibi ed hanno occupato la foresta per più di mille anni.

Il punto di partenza è “El Portal” ovvero un centro informazioni che si trova ai margini della foresta, più precisamente nella cosiddetta “wet forest”.

El Portal è l’unica zona a pagamento della foresta (4 US$ solo per gli adulti), tutto il resto è gratuito. Un piccolo ponte di legno sospeso ed attorniato da una rigogliosa vegetazione porta alla lobby.

Qui è possibile richiedere informazioni, reperire le mappe, seguire un percorso informativo interattivo ed assistere ad un cortometraggio proiettato in un teatro. La durata è di circa 30 minuti, durante i quali la voce di Benicio del Toro, sottotitolata in inglese, racconta la storia e la composizione di El Yunque, le specie vegetali, la fauna e gli itinerari migliori. E’ assolutamente da non perdere perchè darà ancora più magia ed aspettative a quello che seguirà.

Scopriamo che l’estensione della foresta è di 11mila ettari e che tutto quello che vedremo è basato su tre elementi: roccia, sole e acqua. El Yunque ha partecipato al concorso per eleggere le nuove sette meraviglie naturali del mondo e si è piazzato tra le migliori 28 finaliste. La foresta è molto antica ed esprime un qualcosa di mistico, si è sempre rialzata ad ogni uragano e l’aspetto odierno è molto simile a quello passato. Classificata dall’Unesco come riserva della Biosfera, è l’unica foresta pluviale nel sistema forestale USA. Con queste premesse risaliamo in auto, non prima di essere passati dal negozio nel quale noto che sono in vendita dei ponchos di varie taglie, anche per bambini … ma la giornata è soleggiata con nessuna nuvola in cielo, che senso avrebbe comprarli spendendo ben 30 dollari in tutto!!

L’avvicinamento alla foresta è molto gradevole, anche se noto che il cielo azzurro ha lasciato posto alle nuvole … che però non sembrano eccessivamente minacciose. La prima “attrazione” sono le Coca Falls, una cascata alta 85 metri che si trova propria sulla strada. Un buon antipasto ma niente di particolare.

Dopo alcuni minuti si giunge alla Yokahu Tower, uno dei tanti punti di osservazione.

Dalla cima della torre, alta 69 metri, si vede la buona parte della foresta ed in lontananza è possibile scorgere il mare.

Nel frattempo una goccia mi cade sul naso … una sola goccia, cosa sarà mai!

Ad El Yunque vi sono vari percorsi da seguire tra cascate, laghetti, splendide specie di alberi tropicali, felci, orchidee, uccelli rari e manguste, animali che sembrano piccoli e docili ma che in realtà sono dei terribili predatori. Ovunque ci sono cartelli che avvisano di non disturbarli. Di certo non aspettatevi di incontrare molti animali nella foresta a parte uccelli e piccole lucertole.

Non sono presenti serpenti velenosi ed al massimo ci si può imbattere in Boa di 2 metri. Le temute mosche e zanzare sono state un miragio ed il nostro Autan Tropical è ancora inutilizzato (e lo sarà fino alla fine del viaggio).

La nostra avventura nella foresta consiste in una semplice camminata di 35 minuti in una tratta chiamata “La Mina Trail”. Il punto di arrivo sono le cascate La Mina e il sentiero può essere preso da due punti: dal parcheggio di Big Tree o dalla stazione ranger di Palo Colorado. Decidiamo per quest’ultima perchè avevo letto che era un po’ più semplice. Non faccio in tempo a spegnere la macchiana che l’aggettivo “pluviale” della foresta inizia a manifestarsi in tutta la sua potenza e capisco come sia possibile che in un anno cadano 106 miliardi di galloni di acqua piovana (605 miliardi di litri).

Per una decina di minuti siamo contretti in auto e non appena la morsa dell’acqua si placa un po’ ci fiondiamo nell’edificio dei rangers. Fortunatamente anche qui vendevano i ponchos griffati “El Yunque” e questa volta le mie ginocchia sbattono al banco cassa. Li trattiamo con cura perchè sappiamo che ci serviranno ancora nel corso della crociera.

La discesa verso La Mina Falls è molto semplice, adatta ai bambini e con prevalenza di comodi camminatoi, soprattutto nella parte iniziale dove sono spesso presenti dei punti di riparo contro le intemperie.

Devo dire che la camminata è bella ed il luogo molto suggestivo, ma chi vuole qualcosa di meno addomesticato e più selvaggio farebbe bene a battere altri sentieri della foresta. Inoltre è assolutamente consigliato arrivare presto (il parco apre alle 6) perchè quando arrivano le escursioni organizzate, tra cui quelle delle navi, si crea un affollamento tale da privare il luogo di ogni poesia, soprattutto perchè questi sentieri non sono adatti ad essere percorsi contemporaneamente nelle due direzioni.

Praticamente tutto il trail si svolge fiancheggiando il torrente La Mina e come detto è impossibile perdersi o andare fuori dal sentiero.

Il clima nel cuore della foresta è stranissimo … piove sempre (più o meno forte), ma tutto risplende come se ci fosse il sole. I colori sono molto belli, tutte le sfumatore del verde si fondono col blu dell’acqua delle pozze d’acqua formate dal torrente.

Alzando la testa in alto si scorge sempre una forte luminosità, come se la luce volesse entrare con la forza in questo regno incontaminato.

Ad un certo punto la foresta cambia completamente aspetto ed entrano in scena bambu, felci lussureggianti e piante dalle foglie giganti con fiori rossi e bianchi.

Dopo 35 minuti di discesa arriviamo alle cascate …

… è possibile fare il bagno nel laghetto formato dalle stesse, l’acqua è fresca ma ci si abitua in poco tempo. Piacevole esperienza.

Il ritorno in salita è un po’ meno piacevole, anche perchè inizia ad arrivare gente. Ma le bambine sono brave e con qualche sosta raggiungiamo la nostra macchina. Nel frattempo si è fatta ora di pranzo e torniamo quindi a El Portal (vale il precedente biglietto) dove c’è un buon ristorantino.

Dopo mangiato lasciamo la foresta pluviale e la pioggia per tornare sulla soleggiata costa settentrionale di Portorico. La temperatura è di 34 gradi, di nuvole nemmeno l’ombra ed il sole spacca le pietre! Lasciamo l’autostrada per la litoranea 187 fino ad arrivare a Playa Piñones, spiaggia che probabilmente non viene nemmeno citata sulle migliori guide turistiche dell’isola.

La sabbia è giallognola, il mare brutto, la vegetazione quasi inesistente ma ha il pregio di essere popolata da decine e decine di pellicani, ed è uno spettacolo vederli quando si fiondano in mare per pescare.

Questa regione si chiama Loiza ed è una delle più povere dell’isola, il degrado è decisamente avanzato, le case sono soprattutto baracche e la sporcizia impera. Un volto sicuramente diverso dell’isola che però dimostra come le condizioni di vita nelle isole dei Caraibi possano essere anche estremamente difficili. Fortunatamente la macchina non mi tradisce e non appena supero il ponte di Punta Cangrejos il panorama cambia radicalmente. Tutto è curato nei minimi dettagli, il litorale di Carolina è un gioiello …

… non è da meno quello di Isla Verde …

… ma è a Condado che si trova quanto di più lussuoso si possa immaginare. Lungo Avenida Ashford, la “Strip” di Portorico passiamo in rassegna tutti i migliori resort, ristoranti, grattacieli e negozi di Portorico.     

Sul tardo pomeriggio, prima di tornare a Fajardo, facciamo una capatina al centro commerciale Plaza de las Americas http://www.plazalasamericas.com/, che si trova poco distante da Condado ma che richiede non poca destrezza per arrivarvi in auto visto l’intrico di strade ed il traffico.

Il centro è immenso e come negozi ricorda molto da vicino il Dolphin Mall di Miami, sebbene sia strutturato su 3 piani invece che su uno solo. I prezzi sono buoni, ci sono “rebajas” ovunque ma, rispetto allo scorso anno, il dollaro forte rende gli acquisti meno convenienti. Compriamo qualche capo di abbigliamento di marche americane e un paio di occhiali da sole Serengeti e poi ceniamo da Tierra del Fuego dove ordino una ottima bistecca di Angus.

Il viaggio di ritorno è allucinante, con un traffico incredibile lungo l’unica autostrada verso est. Arriviamo verso le 10, le bambine dormono già da un po’ visto che oggi le abbiamo spremute abbastanza. Il giorno successivo sveglia a tarda ora e relax completo tra spiaggia e piscina … l’unica preoccupazione sarà quella di arrivare a far sera! 

SAN JUAN

Un viaggio a Portorico non può prescindere dalla visita alla sua capitale, San Juan.

Il comprensorio cittadino è immenso ma la parte più bella, quella di Viejo San Juan, è abbastanza contenuta e si gira molto piacevolmente a piedi. Si tratta del maggior centro turistico e culturale del paese e qui sono presenti anche due moli d’approdo per navi da crociera, principalmente quelle che fanno lo scalo a Portorico.

Il tragitto da Fajardo a San Juan è di circa un’ora e già in periferia il traffico è abbastanza rallentato. Arrivati in città parcheggio l’auto in un grande parcheggio in prossimità del Paseo della Princesa. All’uscita bisogna ricordarsi di passare prima alla cassa a pagare. Non sono accettate carte di credito e banconote da 50 e 100 dollari. Per una giornata il costo del parcheggio è di circa 6 US$.

Lungo il viale c’è un mercatino con oggetti artigianali.

Buona parte del centro storico si trova ancora oggi circondato da alte mura che vennero erette a difesa del centro. La scoperta della città inizia fuori dalle mura, dal punto informazioni turistiche che si trova vicino alla Casita.

Recuperiamo qualche mappa e ci facciamo spiegare un itinerario a prova di bambino per vedere le cose migliori senza stancarsi troppo. La giornata è calda e soleggiata ma fortunatamente per niente afosa quindi si cammina abbastanza bene. Il mio consiglio è quello di non correre troppo e di fare frequenti soste all’ombra perchè altrimenti si arriva a metà itinerario già stremati.

La nostra camminata inizia proprio da Paseo della Princesa, un bel viale ombreggiato e contornato da alberi. Qui si trova un edificio dove in passato si trovanano le prigioni e che oggi ospita la Puerto Rico Tourism Company.

Poco più avanti appare una bella fontana con una scultura di bronzo chiamata “Raices” che simboleggia le radici culturali dell’isola.

Continuando la passeggiata lungo le mura ci si imbatte nella porta cittadina, l’unica rimasta. Da qui è possibile continuare fuori dalle mura lungo il Paseo del Morro …

… oppure entrare in città. Il nostro tour personalizzato prevede il passaggio entro le mura. Appena entrati sulla destra troviamo La Fortaleza …

… un edificio blu del 1500, oggi residenza del Governo, che in passato aveva lo scopo di proteggere la città dagli invasori provenienti dal mare. La storia di Portorico è costellata da invasioni, guerre e colonialismo quindi sono presenti ovunque numerose strutture difensive e fortezze. Tra queste la più famosa e meglio conservata è senza dubbio quella di San Felipe del Morro, che sarà la nostra prossima meta. Per raggiungerla si oltrepassa la statua della Rogativa, e si passa davanti alla Casa Rosa …

… una caserma del 1800 trasformata oggi in centro per l’infanzia. Guadagnare l’ingresso del forte El Morro non è cosa semplice visto che bisogna percorrere un lungo camminatoio completamente al sole, scopriremo solo al ritorno che ci sono dei trenini che agevolano l’impresa! La zona è molto ventosa e i bambini si divertono a far volare gli aquiloni.

El Morro è una fortezza molto grande, costruita su sei livelli e che domina l’intera città. Nel 1700 il suo scopo era quello di proteggere la città dagli invasori e per questo motivo è stata costruita proprio nell’estremità occidentale della città, in coindicenza col suo ingresso marittimo. La visita può essere guidata oppure fai-da-te. In quest’ultimo caso il costo del biglietto, solo per adulti è di 5 US$ e, vale anche per l’altra fortezza (San Cristobal) con validità di una settimana. Viene fornita anche una mappa e la possibilità di assistere ad una presentazione video in inglese e spagnolo. Appena entrati vediamo subito sventolare tre bandiere: portoricana, statunitense e la croce dei Borgogna.

Ai livelli più alti c’è un faro, che si può visitare internamente …

… e si gode di una bella veduta della costa, con in lontananza il forte di San Cristobal e tra i due forti il quartiere La Perla, che tutte le guide sconsigliano di visitare in quanto poco racomandabile.

El Morro ha numerose zone da esplorare, con ricostruzioni dell’epoca di dormitori, cucine, latrine, polveriera, cappella, ecc. Tutto è connesso da scalini e rampe ed è quindi facile spostarsi da una zona all’altra. C’è anche un museo militare ed un negozio di souvenir.

Tutto il resto è assolutamente vuoto … e devo dire che la visita del forte vale soprattutto per le spettacolari vedute che si possono trovare ad ogni angolo.

Nei pressi del forte c’è il cimitero di San Juan …

… ed il quartiere di Ballaja, cuore culturale della città, dove si trova anche il museo di Las Americas.
 

Per spostarsi agevolmente a San Juan è possibile usufruire gratuitamente di un trolley con ben 26 fermate in tutta la città. Noi saliamo alla salita 26 nei pressi di El Morro e scendiamo alla 18 proprio davanti al Castillo di San Cristobal, che però non visitiamo internamente. Mi sarebbe piaciuto percorrere i suoi tunnel e vedere le prigioni con ancora presenti i graffiti dei prigionieri sulle pareti, ma ho tutta la famiglia contro e devo arrendermi!

L’itinerario prosegue in direzione di alcuni tra i palazzi più belli e storici della città, che si trovano proprio davanti a San Cristobal. Il Capitolio …

… sede del Parlamento, la bellissima Casa d’Espana già sede dell’ambasciata spagnola e ora dedicata ad eventi culturali …

… e per finire di Casino di Puertorico.

Dopo aver girato praticamente tutto il perimetro della città vecchia entriamo nel cuore della stessa da Calle San Francisco. Tutto il centro storico è caratterizzato da strade strette in pavé (ricorda da vicino Cuba) e da edifici coloniali dai colori sgargianti, risalenti al XVI e XVII secolo.

Peccato che sia interamente aperta al traffico senza nessuna zona pedonale perchè senza auto sarebbe veramente un bijou!!

Tutto è molto concentrato e non bisogna camminare molto per girare tutto il centro.

Una delle zone migliori è Plaza de Armas, il cuore del centro città.

A pochi passi, in Calle del Cristo troviamo la cattedrale, vecchia 450 anni, con al suo interno le spoglie di Ponce De Leon, un esploratore spagnolo che divenne governatore dell’isola nel XVI secolo.

Calle del Cristo è una delle strade più animate della città, ci sono molti ristoranti, bar e gallerie d’arte. Noi ci fermiamo da Ben and Jerry’s per un gelato rinfrescante. In fondo alla strada c’è la “Capilla del Cristo” dove si dice in passato sia accaduto un evento miracoloso, ma in quel momento è chiusa. Veniamo a conoscenza del fatto che, essendo gestita da dei volontari, viene aperta occasionalmente e senza orari precisi. Questione di fortuna insomma. Percorriamo poi Calle Tetuan, la strada delle boutique e delle gioiellerie fino al arrivare alla zona portuale, dove quel giorno non erano però presenti navi da crociera.

Accontentiamo le bambine andando a mangiare da Senor’s Frog, che si trova nei pressi del Muelle 4.

Il locale è carino, il pavimento è ricoperto da segatura e a tutti preparano dei palloncini. Mangiamo abbastanza bene (53 US$ in quattro) ma la temperatura interna è veramente troppo bassa per i nostri gusti.

Concludendo, la visita di Vieja San Juan ci ha molto appassionato … è una città affascinante che esprime uno spirito tutto suo. Ovunque si notano i residui del colonialismo passato degli spagnoli e di quello attuale degli americani. Parlando con un abitante della città ho scoperto che loro non amano essere considerati statunitensi e che in tutti gli abitati c’è un forte senso di appartenenza alla realtà locale.

Termina così il nostro pre-crociera in terra portoricana. Il giorno seguente infatti ci imbarcheremo sulla Celebrity Summit per una crociera alla volta delle Isole Vergini Americane e delle Antille.

CROCIERA CELEBRITY SUMMIT – 28.03.2015 / 04.04.2015

Ed eccoci arrivati all’inizio della crociera. La nave parte da San Juan alle 20:30 e l’imbarco inizia alle 11. C’è tutto il tempo per fare le cose con calma. Riportiamo l’auto in aeroporto, sbrighiamo velocemente tutte le pratiche e prendiamo un taxi per il Muelle Panamericano, il porto dove iniziano le crociere delle navi Royal Caribbean e Celebrity, che si trova a circa 5 km da Old San Juan, dalla parte opposta della baia.

Il costo del taxi è fisso di 21 US$ a cui aggiungere 1 US$ per ciascuna valigia. Viene dato un foglio con la tariffa sia al passeggero che al conducente. In totale, mancia compresa, spendiamo 30 US$.

Il tragitto è veloce e in circa 20 minuti arriviamo al terminal. Consegniamo le valige, compiliamo il modulo sanitario e senza fare nessuna fila facciamo il check-in. Qui ci vengono date le Sea Pass e si registra la carta di credito. Dopo la foto di rito siamo pronti per salire in nave, dopo meno di 20 minuti dal nostro arrivo in porto.

All’ingresso ci viene subito offerto un bicchiere di prosecco o un cocktail analcolico. Come inizio niente male, ma avrò modo in seguito di apprezzare ancor di più la cura e l’accoglienza che ha la compagnia ogni volta che si rientra in nave dopo uno scalo. C’è un gazebo con un salottino e viene offerta acqua fresca (anzi congelata), succo di frutta, un piccolo ascuigamano ghiacciato per rinfrescarsi e c’è un addetto col sanificatore per le mani. Sarà che per me era la prima volta con Celebrity e quindi non ero abituato, ma sono rimasto alquanto stupito da queste attenzioni.

Scopro anche che la Summit è in questo periodo la nave sperimentale di Celebrity, ovvero quella in cui vengono provate per la prima volta determinati servizi o attivià eventualmente da estendere su altre navi. Prendiamo subito occupazione della cabina, una esterna al ponte 2 abbastanza grande e vivibile a differenza di quella provata lo scorso anno sulla NCL Sky. I letti dei bambini sono a scomparsa sul soffitto e venivano aperti solo la sera. Le valige arriveranno abbastanza tardi, verso le 6:30.

L’esercitazione di emergenza è probabilmente uno dei pochi (anzi forse l’unico) punti negativi di tutta la crociera. In primis le muster station sono all’interno, nei vari locali del ponte 4. Io ad esempio sono capitato al Casino Fortune. Viene svolta senza giubbotti di salvataggio, senza file ed è ripetuta in tre lingue: inglese, spagnolo e tedesco, probabilmente a causa della presenza di un folto gruppo di tedeschi a bordo. Naturalmente niente italiano, visto che qui siamo una specie rara, 6 persone in tutta la nave compresi noi 4!

L’esercitazione, fissata per le 7:45pm, inizia con 30 minuti di ritardo perchè qui tutti devono partecipare e se manca qualcuno parte la ricerca nelle cabine ed in giro per la nave con chiamate nominative agli autoparlanti. Anche sulla serietà dell’esercitazione nutro qualche dubbio visto che in pochi ascoltavano quanto veniva detto. Lo stesso comandante Dimitrios Kafetzis ha fatto anche qualche battutina che ha scatenato l’ilarità generale … della serie: “Ogni ordine di abbandono nave viene dato dal Comandante e se il comandante è indisposto c’è il Comandante in seconda … se anche il comandante in seconda è indisposto … probabilmente quello non sarà il vostro giorno fortunato!”. Niente di grave, per carità … ma mi sembra di vivere le esercitazione come nel periodo pre-Concordia quando si pensava che le navi fossero inaffondabili e che le esercitazione fossero solo una perdita di tempo e bisognava farle solo perchè obbligatorie.

Il ritardo nell’esercitazione comporta anche il ritardo a cena. Noi abbiamo optato per il Select Dining che permette di andare a tavola liberamente dalle 5:30 alle 9:00, ma la massa di gente che si presenta al ristorante dopo l’esercitazione fa si che la cena sia lunghissima. Forse avremo fatto meglio ad andare al buffet che rimane aperto fino alle 9:30. I turni di cena ordinari sarebbero stati impossibili per le nostre abitudini, il primo turno era alle 5:45 quando noi facevamo merenda, il secondo alle 20:30 quando la bambina piccola stava per addormentarsi.
 
La partenza è puntuale alle 8:30pm … ci precede la Jewel of the Seas che incroceremo nuovamente a St Kitts.

L’ultima serata portoricana è come sempre calda e gradevole, salutiamo questa isola dove abbiamo trascorso momenti più che piacevoli e vissuto esperienze uniche. Fortunatamente ci aspetta un’altra settimana all’insegna del mare e della natura che non deluderà le nostre aspettative. Da non perdere l’uscita da San Juan, con la nave che passa molto vicino al centro e al El Morro.

LA NAVE

Di seguito una breve descrizione della nave.

La Summit è una nave di categoria Millennium e quindi non è tra le più grandi in circolazione. L’occupazione massima è di 2.158 persone e nella nostra crociera eravamo molto vicini a tale livello. Seppur piena la vivibilità è stata incredibilmente buona, mai una fila al buffet, mai problemi a trovare i lettini liberi, mai nessun assembramento.

Inizio subito dicendo che la Summit è tra le migliori navi di medie dimensioni su cui sia mai salito. Pur non essendo nuovissima, visto che l’inaugurazione è avvenuta nel 2001, la manutenzione generale è buona così come la pulizia degli ambienti che sono caratterizzati da colori tenui ed arredamenti sobri ed eleganti. A dire il vero qualche ornamento kitsch qua e la l’ho trovato come questi busti lungo le scale di midship!

Della Summut mi sono piaciute tantissimo le sue tante rotondità e la poppa, con la sua grande vetrata che da sul ristorante. Una delle cose migliori sono gli ascensori a centro nave, collocati sul lato di sinistra con spettacolari vedute all’esterno, era un piacere ogni volta andare dal ponte 2 al ponte 10. E poi con 6 ascensori a disposizione non abbiamo mai aspettato troppo.

Ma partiamo dal ponte più alto, il 12, dove troviamo il solarium sia a prua che a poppa con una ampia distesa di lettini ed un campo sportivo.

Al ponte 11 a prua c’è la zona per bambini e ragazzi col Fun Factory, la sala giochi e il teen club. Non c’è una vera e propria piscina per bambini piccoli e nemmeno toboga o altri giochi a loro dedicati. La nave è studiata principalmente per un pubblico adulto ed i bambini a bordo non erano tanti, anche se onestamente mi aspettavo ce ne fossero di meno. Sempre al punte 11 c’è il Revelations Launge, sede di tutte le feste ed i balli post cena. Sulla Summit infatti non esiste una vera e propria discoteca come su altre navi.

Qui è disponibile anche un bar, il Mast, con veduta panoramica di prua sulla navigazione. Sempre sul ponte 11, percorribile per tutta la lunghezza della nave, c’è la pista di jogging, altri lettini ed a centro nave il ristorante a pagamento Qsine.

Sul ponte 10, sempre partendo da prua abbiamo il centro benessere Canyon Ranch con annesso negozio, palestra Technogym ben fornita e tecnologicamente avanzata e spogliatoi con sauna (gratuita). C’è poi una sala per aerobica dove alcune lezioni erano a pagamento ed altre gratuite.

Di seguito una piscina Thalassoterapica coperta dedicata a soli adulti con acqua molto calda e vasche idromassaggio incorporate al suo interno. Permanenza massima 15 minuti.

E’ sicuramente la zona di maggior relax di tutta la nave, con lettini sempre disponibili ed un punto di ristoro aperto per pranzo e merenda con piatti leggeri a base di verdura e frutta e con un ampio assortimento di dolci nel pomeriggio.

Si arriva poi al lido principale, completamente scoperto, con due piscine … una grande per soli adulti …

… ed una più piccola principalmente per bambini. Sono presenti anche quattro vasche idromassaggio.
 

La gestione dei lettini è ottima, con gli addetti che sgombrano quelle occupate solo dai teli dopo pochi minuti. La gestione teli è libera e se ne prendono quanti ne servono dagli appositi spazi. In cabina vengono consegnati quelli per la discesa a terra che sono di diverso colore.

Da segnalare anche la presenza di veri e propri letti ai bordi delle piscine.

Scendendo verso poppa c’è prima il grill e poi il buffet Oceanview che è disposto su più linee. Le attese sono sempre state nella norma e ho apprezzato molto il fatto che quasi ovunque il piatto venisse servito dagli addetti oppure fosse già predisposto un cestello o un piatto monoporzione. Credo che in questo modo si evitino pasticci e l’igiene aumenti. Infine il Sunset Bar, il nostro punto preferito per le colazioni e le merende. Nel pomeriggio un duo musicale di Brooklyn ne allietava la permenenza.

I ponti dal 9 al 6 sono quasi interamente dedicati alle cabine, fatta eccezione per la parte a centro nave servita dagli ascensori panoramici. Ai ponti 9 e 8 c’è una biblioteca su due piani con molti libri in inglese e spagnolo, giochi in scatola e mappamondo. Al ponte 7 c’è un centro di agopuntura mentre al ponte 6 troviamo il Celebrity iLounge, con le postazioni internet rigorosamente Apple.

A bordo il wi-fi è disponibile ovunque e le tariffe sono le seguenti: 59 dollari per 24 ore continuative di collegamento e 299 dollari per la flat della durata dell’intera crociera.
Scendendo iniziano i ponti nei quali si svolge la vita di bordo all’interno della nave. I ponti 5 e 4 sono interamente percorribili da prua a poppa. Al ponte 5 c’è il Celebrity Theatre, che si estende a prua su tre livelli.

Di seguito la zona dei negozi con le solite boutique di abbigliamento, gioielli, orologi, profumi e cosmetica, prodotti Apple ed il duty free con sigarette, liquori e souvenir a tema Celebrity.

Qui c’è anche un ampio ufficio dove è possibile prenotare a bordo le future crociere ottenendo agevolazioni non da poco, in termini di credito di bordo, anche sul viaggio in corso. Quando era aperto e sono passato in quella zona ho visto sempre la fila fuori. Dopo i negozi arriviamo al Cafè Al Bacio, con la gelateria artigianale a pagamento, quindi un altro ristorante extra, il Bistro on Five ed infine l’enoteca Cellar Master.

A estrema poppa del ponte 5 il secondo livello del ristorante principale, chiamato Cosmopolitan, dedicato al Select Dining.

Il Cosmopolitan al ponte 4 è invece riservato interamente ai classici turni di cena. A fianco del ristorante il salore Rendez Vous, con un piccolo palco ed una pista da ballo. Veniva occupato durante il giorno dalle aste di quadri, trivia, quiz ed altre attività. La sera spettacolini di intrattenimento, karaoke ed altri giochi.

Passata la balconata del Gran Foyer …

… troviamo il Martini Bar ed il gigantesco Casinò Fortune, molto prequentato. Io però, a differeznza degli americani di ogni ordine di età e sesso, non sono un gran giocatore d’azzardo quindi mi diverto a guardare gli altri. Leggendo il Celebrity Today ho notato che vengono organizzati tornei di black jack, caribbean poker, texas hold’em, ecc. Alla roulette, l’unico gioco che capisco un po’, la puntata minima era 10 US$.

Dopo il casinò una launge privata per gli ospiti in suite chiamata Michael’s Club e la galleria fotografica, oltre naturalmente al secondo livello del teatro. Dal ponte 4 è inoltre possibile uscire all’esterno nella zona scialuppe. La zona è tranquillissima e volendo ci si può rilassare su un letto.

Mi appresto a concludere la panoramica della Celebrity Summit con la descrizione del ponte 3, quello del Grand Foyer.

Qui si trova l’efficientissimo servizio clienti, l’ufficio escursioni ed il punto dedicato agli iscritti al Captain Club. A fianco del Conference Center, dove si davano sempre appuntamento quelli del gruppo tedesco, c’è il terzo ed ultimo ristorante a pagamento chiamato Normandie, in onore dell’omonimo transatlantico degli anni ’30 consdierato allora come il più bel transatlantico mai costruito.
 

Nella sala d’aspetto del ristorante, che serve vere specialità culinarie, si trovano il modellino della nave, molte foto, alcuni oggetto dell’epoca come un servizio da tavola, un menù e un itinerario di viaggio. Sicuramente suggestivo. Non posso però dire come si mangi al ristorante perchè non l’ho mai provato.

PS: nella carrellata ho volutamente tralasciato il centro medico al ponte 1 visto che (incredibilmente) questa volta nessuno di noi vi ha fatto visita !!

I SERVIZI DI BORDO

Prima di descrivere le tappe della crociera vorrei spendere alcune parole sui servizi di bordo. Premetto che ho fatto numerose crociere, anche su compagnie non italiane, ma che era la prima volta che salivo su una nave Celebrity Cruises.

Come già detto la crociera era al gran completo, ma gli italiani erano merce rara, solo 6 passeggeri e nessun membro dell’equipaggio tra quelli con cui siamo venuti in contatto che parlasse la nostra lingua. Il porto di partenza, Portorico, è completamente fuori dagli ordinari schemi turistici italiani quindi l’intera crociera l’abbiamo vissuta come tale, senza aspettarci nulla che fosse anche minimamente vicino alle nostre abitudini, anche maturate su navi MSC o Costa.

Con queste premesse … devo dire che è stato un successone e che in futuro per me sarà molto difficile non prendere in considerazione crociere di questa compagnia. Il suo stile è comunque internazionale e non completamente sbilanciato verso il pubblico statunitense. Inoltre ho avvertito, cosa che non mi aspettavo, molta simpatia da parte dell’equipaggio e degli altri passeggeri per noi italiani. Ci siamo sentiti veramente coccolati per una settimana come da tempo non succedeva e soprattutto abbiamo constatato una estrema efficienza da parte di tutti. Ad esempio mia figlia aveva lasciato la macchina fotografica al buffet. Appena se ne è accorta dopo una decina di minuti siamo tornati e non c’era più … era già stata consegnata al servizio clienti da parte del cameriere che aveva sistemato il tavolo. Lo stesso servizio clienti è sempre stato pronto a soddisfare ogni nostra richiesta, sempre sorridenti e gentili così come tutto il personale della nave.

I Celebrity Today, con tutte le informazioni sulla giornata e sull’animazione, erano disponibili solo in inglese, così come la televisione in camera trasmetteva solo canali americani tra cui anche uno di cartoni animati: Tooncast, molto apprezzato dalla bambine. Assieme al Today veniva consegnata ogni giorno un flyer con gli highlights della vita di bordo ed una cartina del porto con i negozi raccomandati dalla compagnia, che ai Caraibi riguardano quasi esclusivamente diamanti, gioielli e orologi.

Servizi Alberghieri
Eccellenti sia per la manutenzione della cabina, come già detto, sia per la pulizia della stessa. Veniva rifatta due volte al giorno ed al nostro ritorno trovavamo sempre qualche grazioso animaletto fatto con gli asciugamani. Il nostro cabinista Francisco era inoltre molto simpatico e sempre presente. Non è mai capitato che uscissi dalla cabina senza che lui fosse in zona, sempre a salutare e chiedere se tutto andava bene. Inoltre, pur non facendo parte di nessun club, in cabina c’erano in dotazione una borsina Celebrity, un ombrello grande, due accappatoi e tutta una serie di prodotti da bagno. Ogni sera ci trovavamo qualche sorpresa come mele ricoperte di cioccolata, waferini, cioccolatini, biscottini, ecc. Come standard di base non mi sembra niente male.

Ristorante
Abbiamo usufruito del ristorante solo per cena e come già detto, noi avevamo il Select Dining, ovvero la possibilità di sederci a qualsiasi ora compresa tra le 5:30 e le 9:00 in un tavolo sempre diverso. A parte il primo giorno, il servizio è sempre stato super veloce. Eravamo serviti da due camerieri, il principale che serviva le portate e ci consigliava i piatti migliori e l’aiutante che sostituita piatti e posate e rimboccava il bicchiere di acqua non appena lo stesso era vuoto o a metà. Diversamente dalla compagnie italiane dove l’acqua è solo in bottiglia e a pagamento, qui la regola è che l’acqua è solo nel bicchiere e gratuita e con ingente quantità di ghiaccio. Volendo portavano anche il te freddo … non capisco come si possa cenare col te freddo ma fatto sta che era presente nella maggior parte dei tavoli.
Nel corso della settimana ci sono state due serate “formali” ma diverse da quelle di gala a cui eravamo abituati. A parte il dress code elegante, nessun evento al ristorante, mai musica alta con sveltolio di tovaglioli e nemmeno la parata del personale di cucina. Niente di niente. In compenso lo chef ha fatto il giro di tutti i tavoli per salutare gli ospiti.

Gastronomia Ristorante
Ottima! Dopo tanti anni sono tornato a mangiare caviale e aragosta su una nave. Tutti i piatti proposti erano superlativi, paragonabili ad un ristorante club di Costa come qualità. Sui dolci si può addirittura parlare di eccellenza. Naturalmente il menu è quello tipico internazionale con gli appetizer (che comprendono le zuppe e la frutta), il piatto principale (che include anche quelli che noi chiamiamo “i primi”) ed il dolce. Anche se in misura minore, sono disponibili piatti di cucina mediterranea. Alcune portate erano sempre disponibili, tra cui la favolosa bistecca New York, i gamberoni e le escargot, mentre altri cambiavano ogni giorno. La differenza più rilevante rispetto ai ristoranti delle navi italiane è sicuramente la varietà della cena. Sia gli appetizer che il piatto principale sono di dimensioni più che generose quindi difficilmente è possibile mangiarne più di due, mentre sull’ultima MSC partivo dagli antipasti per passare al primo, il secondo, le verdure, il dolce, ecc. naturalmente con porzioni estremamente più ridotte. Fortunatamente non era presente il menu per bambini e quindi abbiamo potuto evitare che, come al solito, per una settimana mangiassero piatti a base di pollo e patatine fritte. Sui ristoranti a pagamento non ho alcun feedback perchè sono solito non frequentarli, ma nei menu si leggevano specialità di ogni tipo.

Buffet
Il migliore di sempre! Abbiamo fatto tutte le colazioni all’Oceanview, anche se volendo erano disponibili e gratuite anche in cabina. La scelta era molto elevata e degna di un ottimo buffet internazionale. I dolci erano abbastanza vari con brioches, muffin, ciambelle, pancake, waffles e vari tipi di frutta compresa quella tropicale come mango, ananas, papaya oltre a melone, cocomero, mele, banane, ecc. Sui salati non c’era che l’imbarazzo delle scelta tra salmone, omelette farcita oppure uovo fritto, affettati, formaggi, bacon inglese ed americano, salsiccia, salamella e chi più ne ha più ne metta. Ad ogni ora della giornata erano disponibili gli erogatori di acqua fredda e bollente, ghiaccio, latte, caffè americano, limonata, succo di frutta tropicale, passion fruit, succo d’arancia. Per la cronaca, sempre presenti a tutte le ore le bustine di te (almeno 10 tipi diversi) e camomilla, che su altre compagnie sono diventate un miraggio.
A mezzogiorno circa apre il buffet di pranzo, dove è presente la pasta (mai ripiena o farcita) di tre tipi e con altrettanti condimenti. Tra i piatti migliori quelli dell’angolo etnico, soprattutto messicano e asiatico, ma anche zuppe, insalate, sandwich ed una postazione con la carne di pollo, manzo o maiale che veniva cotta sul momento. Un plauso anche qui per i dolci … ogni giorno erano a tema. C’è stato il momento di quelli al cucchiaio (almeno 6/7 tipi diversi di creme e composti vari), dei muffin, delle torte, ecc. A partite dalle 12 e fino alle 10 di sera era disponibile (gratuitamente) il gelato sciolto in cono o coppetta di almeno 10 gusti diversi e con cioccolato liquido, graniglie varie e cookies. Attenzione, non sto parlando dei distributori automatici ma di una vera e propria gelateria interna al buffet in aggiunta a quella a pagamento al ponte 5 dove il gelato era di produzione artigianale.
Al ritorno dalle escursioni, verso le 5 del pomeriggio, era il momento del grill dove prendavamo ottimi hamburger, hotdog e patatine. Il tutto con una miriade di condimenti. Sempre disponibile la pizza, anch’essa abbastanza buona, soprattutto la Pepperoni (col salame piccante). Dalle 17:30 apriva poi il buffet di cena dove la parte del leone era fatta da un ottimo sushi preparato sul momento e dallo Stir-Fry, con verdure e vari tipi di pasta asiatica saltati in padella. Per noi era l’aperitivo fisso di tutte le sere.
Infine, per non farsi mancare niente … dalle 10 di sera all’1 era allestita la Late Evenign Offerings con pizza, pasta, salumeria e pasticcini.
L’AcquaSPA Cafè nei pressi della piscina coperta era aperto a pranzo con piatti light e di frutta e a metà pomeriggio con dolci da merenda. La sera era chiuso. Inoltre vicino al caffè era presente un erogatore di acqua fredda a fontanella nel quale era ammesso riempire le proprie bottigliette, diversamente dagli erogatori classici in cui è vietato per motivi di igiene. L’acqua era comunque buona e forse per la prima volta non è stato veramente necessario fare il pacchetto acqua.

Intrattenimento
Chi sceglie una crociera Celebrity sa già in partenza che il viaggio sarà improntato nel segno della discrezione e della tranquillità. Nel corso della mia settimana sulla Summit non ho mai avvertito musica alta, urla e caos in nessun ambiente della nave. Nel ponte piscine c’era spesso della musica caraibica Steel Pan a percussione suonata live, ma niente bingo, giochi o balli di gruppo. A parte il giorno in mare non ho vissuto molto la nave, ma credo che non esista alcun team di animazione nel senso in cui lo conosciamo sulle altre navi. Gli eventi ginnici mattutini sono relegati in palestra ed a pagamento (spinning, zumba, aerobica, ecc.).
Preciso subito che per quanto mi riguarda, tutto ciò è molto positivo perchè non amo l’animazione troppo rumorosa e non sopporto chi mi viene a scocciare o insiste per farmi fare un’attività contro la mia volontà. E poi in una crociera ai Caraibi si tente a massimizzare il tempo fuori dalla nave uscendo la mattina presto e andando a letto altrettanto presto la sera. Non è di certo il viaggio ideale per godersi la nave e l’intrattenimento. Ad ogni modo la pagina del Today con gli eventi di intrattenimento nel daytime e nella sera è molto fitta. Più avanti vedrò di pubblicarne qualcuna.
In quasi tutti i bar sono presenti artisti musicali, chi col piano, chi con il sax … a me piacevano ma qui è veramente una questione molto soggettiva. Gli spettacoli al Celebrity Theatre erano performati alle 7 e alle 9 di sera, durata media 35 minuti. Ne ho visti alcuni, non tutti e non mi sono dispiaciuti. Bravi i cantanti, i ballerini e l’orchesta nello spettacolo Stars in their Eys, dedicato alle star leggendarie della musica. Sirens ci riporta all’era della pirateria nei Caraibi con costumi e scenografie veramente spettacolari. Ottima esibizione del mago e illusionista Adam Heppenstall. Ho saltato invece tutti gli spettacoli di tipo Comedy, tra cui quello di Steve Caouette e il vocalist Solomon Jaye per impossibilità di trovare posto in teatro, evidentemente la sua notorietà lo precedeva a nostra insaputa.
Nessun report invece sull’intrattenimento per bambini visto che le mie figlie, come al solito, ci stanno ben alla larga!

Direi che non serve aggiungere altro … possiamo salpare e passare alla descrizione dei singoli scali, con tutte le informazioni necessarie per organizzare la visita in autonomia.

DIARIO DELLA CROCIERA

Prima di iniziare la descrizione delle diverse giornate, vorrei premettere che tutte le escursioni che abbiamo fatto sono state autonomamente organizzate e non abbiamo mai usufruito dell’ufficio escursioni della nave. Oltre che per una questione di risparmio, ai Caraibi i bambini pagano quasi come gli adulti, credo che il fai-da-te sia preferibile per la libertà di poter cambiare itinerario in qualsiasi momento oppure adattarlo in base al meteo. Chi ha fatto altre crociere ai Caraibi sa bene che qui è tutto molto semplice grazie ai taxi collettivi e ai tour operator che stazionano sempre fuori dai porti e che offrono escursioni identiche a quelle della nave ma con un numero inferiore di persone.

Un fattore molto importante da evitare è proprio l’effetto gregge. Se per visitare un museo oppure una città d’arte la cosa non crea grossi problemi, lo stesso non si può dire in luoghi come spiagge caraibiche o foreste dove la confusione e l’affollamento tolgono parecchio alla buona riuscita dell’escursione. Per quanto ci riguarda, abbiamo quasi sempre anticipato le escursioni oppure visitato posti dopo il loro passaggio. Nelle isole da noi visitate le strade sono quasi sempre in pessimo stato e con continui saliscendi, quindi i pulmann di grandi dimensioni impiegano il doppio del tempo per gli spostamenti, spesso anche molto lunghi, rispetto ad auto o minivan. Inoltre nelle crociere americane sono gettontissimi i cosiddetti Day Pass, ovvero la possibilità di passare una intera giornata in un hotel o in un resort usufruendo dei servizi come piscina, open bar o ristorante. Anche queste escursioni credo siano assolutamente da evitare.

Per quanto riguarda il meteo, durante la nostra settimana è stato sempre ottimo con temperature fisse a 28/29 gradi e con pochissime nuvole a dare un po’ di sollievo dal solleone. Anche i rovesci d’acqua di pochi minuti tipici dei Caraibi sono stati rarissimi. Mare sempre poco mosso ed anche a causa della bassa velocità della nave (max 15 nodi) dovuta alla vicinanza delle isole, non sembrava nemmeno di essere in mezzo al mare.

Come già detto l’itinerario è veramente spettacolare, tocca isole abbastanza particolari ed insolita ed ha soste molto lunghe, sempre dalle 8 alle 17 fatta eccezione per la prima tappa di St. Croix dove la nave parte alle 17:30. Per questo motivo si riesce a fare tutto molto tranquillamente. Noi eravamo sempre a terra tra le 8:30 e le 9:00 fatta eccezione per l’ultima sosta a St. Thomas dove siano scesi non appena le porte della nave sono state aperte. Poi capirete il perchè.

Le Isole Vergini Americane aprono e chiudono la crociera, nel mezzo St. Kitts, Dominica e Grenada, oltre ad un fondamentale giorno di sola navigazione dove abbiamo potuto ricaricare le batterie. Ciascuna isola ha caratteristiche proprie che la differenziano notevolmente l’una dall’altra, anche le spiagge hanno tratti salienti, colori e consistenza completamente diversi. Tra tutte le crociere ai Caraibi che ho fatto questa è sicuramente una delle migliori perchè offre una ampio ventaglio di possibilità, con spiagge bellissime in parchi nazionali protetti, vulcani, foreste, pesci colorati, aninali esotici, avvistamenti di delfini e balene, sport più o meno estremi.

Alcuni consigli pratici che secondo me sono fondamentali per chi si organizza autonomamente:

– In tutte le isole si può pagare in dollari americani quindi bisogna partite da casa con questa valuta, meglio se di piccolo taglio. Qui è d’uso dare mance a chiunque quindi conservate i tagli da 1 dollaro per questo fine. In alcune isole i prezzi sono espressi in Dollari dei Caraibi Orientali (ECD) … non fatevi spaventare, il cambio è di 2,70 dollari americani. Nei porti tutti i prezzi sono esposti in US$ e lo shopping migliore in assoluto si fa a St. Kitts, ma soprattutto a St. Thomas. Il dollaro forte (o l’euro debole) quest’anno hanno limitato abbastanza la convenienza a fare compere da queste parti.

– La contrattazione con taxi e operatori locali può essere molto importante se si vuole risparmiare, però per evitare perdite di tempo bisogna sapere che per le tratte più comuni sono quasi ovunque stabiliti dei prezzi fissi non modificabili (nel diario indicherò i link alle tariffe). Quindi ad esempio per andare dal porto ad una spiaggia è inutile contrattare mentre se la giornata è articolata su più destinazioni allora entrano in gioco i forfait che in proporzioni alle ore sono meno costosi rispetto ad un singolo viaggio.

– Il numero perfetto per quasi tutte le escursioni fai da te in queste isole è 8 perchè i minivan sono quasi tutti di queste dimensioni. Sarebbe quindi importante fare gruppo con qualcuno per condividere il mezzo e la spesa. Se il gruppo è già formato prima della partenza, per Dominica, Grenada e St. Kitts consiglio di contattate una guida prima di partire concordando itinerario e prezzo. Sarà sempre inferiore a quello che potrete spuntare in loco.

– I luoghi migliori sono quelli meno frequentati, ma senza dubbio in questa crociera ci sono destinazioni a cinque stelle che sarebbe un delitto lasciarsi sfuggire. Per evitare gli affollamenti eccessivi è assolutamente necessario partire presto la mattina.

– Tra le dotazioni di base delle escursioni non devono mai mancare occhiali da sole, cappellini e protezioni solari. Ai Caraibi i raggi ultravioletti sono molto più potenti che da noi ed si rischia di bruciarsi subito la pelle. Fortunatamente non manca mai l’ombra naturale di alberi e palme e parecchie spiagge sono attrezzate con ombrelloni e lettini. In tutte le spiagge è possibile fare snorkeling vicino a riva quindi conviene mettere in valigia pinne e maschera piuttosto che affittarle.

ST. CROIX

Distante appena 113 miglia nautiche da Portorico, Saint Croix è la prima tappa della nostra crociera. Per quanto ci riguarda, è la prima volta che sbarchiamo su quest’isola e siamo molto curiosi di sapere cosa ci aspetterà. Parte delle USVI, l’arcipelago dele Isole Vergini Americane, l’isola di St. Croix ha un passato parecchio travagliato visto che è stata un possedimento di sette diversi stati: Spagna, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Francia, Cavalieri di Malta, Danimarca ed infine Stati Uniti, ciascuno dei quali ha lasciato segni tangibili del proprio passaggio.

Il territorio è disseminato di forti, chiese, vecchi edifici del governo danese e immense piantagioni. Rispetto alle altre isole dell’arcipelago qui l’influsso americano è minore e la vita è molto meno frenetica e volta al relax. Basti pensare che al porto non c’è praticamente niente, nessun negozio o ristorante. Solo qualche bancarella. I colori del mare però sono incantevoli.

La nave arriva a Frederiksted, sulla west coast, paesone di poche strade dove non c’è praticamente nulla. L’accoglienza al porto però è ottima e c’è un ufficio turistico che fornisce mappe e dispensa consigli per la visita dell’isola.

Vicino al porto c’è un fortino chiamato Fort Frederick ed una spiaggia abbastanza estesa che si raggiunge a piedi in 10 minuti.

Mi ero ampiamente informato su St. Croix prima della partenza e avevo appurato che le spiagge occidentali dell’isola erano abbastanza belle (soprattutto a sud ovest vicino al Sandy Point) ma non mi convincevano in pieno. Il top a livello balneare è sicuramente Buck Island con la sua Turtle Beach. Si trova però completamente fuori mano e per raggiungerla bisogna fare prima un tratto di strada in taxi fino a Christinsted (la capitale) e poi navigazione per circa 1 ora con un catamarano. L’isola fa interamente parte di parco nazionale protetto e ci si arriva solo con compagnie concessionarie (la più famosa è Big Beard) che però dedicano gran parte della costosissima escursione (circa 90 dollari) allo snorkeling sulla barriera corallina. A dire il vero, solo la domenica, la Caribbean Sea Adventures organizza uno shuttle con orario fisso che va dalle 10 alle 15 (costo 25 dollari), con partenza sempre dalla Boardwalk di Christiansted. Ma anche in questo caso il tempo per andare e tornare sarebbe stato superiore alla permanenza sull’isola quindi decidiamo di lasciar perdere Buck Island.

Per i trasporti sull’isola esiste una efficiente rete di taxi colletivi a tariffe fisse. Le mete principali sono hotel e resort oppure la spiaggia di Rainbow Beach a pochi chilometri dal porto, sicuramente una delle più gettonate dai crocieristi. Chi vuole fare surf invece devi dirigersi sulla costa nord a Cane Bay.

La nostra destinazione è però Christiansted, al costo di 16 dollari a testa per andata e ritorno con la bambina piccola che non ha pagato perchè se ne è stata sulle mie gambe.

Aspettiamo qualche minuto che il taxi si riempia e partiamo alla volta della capitale. Durante il tragitto costeggiamo una immensa raffineria di petrolio che in passato ha dato lavoro a moltissime persone ma che però è stata chiusa creando una forte disoccupazione. Sarà che è domenica ma le strade sono deserte ed in meno di mezz’ora raggiungiamo una Chistiansted che sembra letteralmente una città fantasma. Tutto chiuso e manco un’anima viva in giro. La nostra meta è Protestant Cay …

… un isolotto che si trova a 5 minuti di water taxi dalla città. Il water taxi parte a pochi metri dalla termata del taxi, di fronte alla Danish Customs House ed il costo è di 5 dollari per gli adulti e 1 dollaro per i bambini.

L’isola ha una bella spiaggiona di sabbia bianca ed è possibile trovare ombra sotto la vegetazione oppure noleggiare ombrelloni, lettini o cabanas. 

A farci compagnia questi simpatici granchietti …

… e qualche altro animale un po’ meno simpatico.

Pezzo forte dell’isola è un mare fantastico …

… con una acqua calda e trasparente, poco profonda e perfettamente adatto ai bambini perchè sempre senza onde essendo riparata dalle correnti.

Volendo è possibile fare sport acquatici noleggiano canoe o moto d’acqua oppure fare snorkeling nella parte rocciosa che si raggiunge facilmente dalla riva. Vi assicuro che ci sono tantissimi pesci colorati a portata di mano.

Una parte dell’isola è occupata dall’Hotel on the Cay …

… una struttura abbastanza fatiscente ma con molto verde attorno.

Per fare il giro di tutta l’isola bastano 20 minuti e ad un certo punto si arriva ad un promontorio con belle vedute sulla vicina barriera corallina.

Se nel corso della mattinata eravamo pochissimi, verso l’ora di pranzo l’isola si anima di abitanti del luogo. Proprio sulla spiaggia c’è un ristorante che prepara ottimi piatti a base di pesce cotto sul momento, con musica caraibica live in sottofondo.

Il posto non sarà super chic ma noi mangiamo benissimo e sentiamo veramente sulla pelle la vera atmosfera caraibica … sarà la musica, saranno i balli, sarà il contatto con i gentilissimi abitanti dell’isola … sarà forse anche la birra Carib!

Dopo mangiato ci rilassiamo sotto una palma prima del bagnetto del pomeriggio … ah che vitaccia !!!

Vicino alla riva nuotano tantissimi pesciolini e si trovano conchiglie giganti come questa.

Purtroppo alle 4 del pomeriggio parte l’ultimo taxi per il ritorno a Frederiksted così raccogliamo le nostre cose e torniamo al pontile del water taxi che in due minuti di riporta a Chistiansted.

Il ritorno in taxi è leggermente più animato, ai bordi delle strade ci sono persone sedute che ci guardano passare, altri che fanno la siesta … si vede qualche macchina per strada. Arriviamo alle 16:30 circa, con quasi un’ora di anticipo sul “Tutti a Bordo” delle 17:15 … ah in questa crociera si sono sempre presi 15 minuti e non 30 come mi era sempre successo in passato.   

La nave parte in orario alle 17:30 e noi ci godiamo la partenza facendo merenda nel bar di poppa, il nostro punto preferito.

St. Croix ci è piaciuta, tra tutte è l’isola che ci ha trasmesso le migliori sensazioni di rilassamento e di tranquillità. La giornata a Protestant Cay è passata molto piacevolmente e ci siamo sentiti molto ben accolti. Il simpatico proprietario del ristorante ci ha anche detto che non si ricordava quanto tempo prima avesse visto gli ultimi italiani da quelle parti! Sappiamo che sarà difficile tornare essendo una meta battuta pochissimo e solo da navi americane … ma com’è il detto ? Mai dire mai!

ST. KITTS

Ed eccoci arrivati alla seconda tappa della crociera … St. Kitts … isola di origine vulcanica double-face che da un lato presenta alte montagne coperte dalla giungla, dall’altro una lunga e stretta penisola con verdi colline. La parte nord dell’isola è dominata dal Mount Liamuiga, un vulcano dormiente da circa 2mila anni.

La Summit arriva nei pressi dell’isola fino alle prime luci dell’alba, l’attracco è previsto per le 8. In questa giornata il traffico navale è molto intenso con ben quattro navi che fanno scalo a St. Kitts. Oltre alla nostra troviamo la Silver Shadow in rada …

… la Artania di Phoenix Cruises al porto mercantile …

… e la Jewel of the Seas accanto a noi!

Port Zante è uno dei migliori terminal crociere dei Caraibi, forse secondo solo a St. Thomas e molto simile ad Antigua.

La zona antistante il molo è di recente ristrutturazione, molto ampia, pulita ed accogliente e col wi-fi gratuito in alcune zone.

Tantissimi i negozi di souvenir, dove abbiamo fatto gli acquisti più convenienti di tutta la crociera. Non mancano nemmeno le solite gioiellerie con anelli, diamanti, tanzanite, orologi, ecc. La Celebrity fornisce una mappa con i negozi convenzionati, nei quali gli acquisti sono garantiti e non si rischiano fregature.

La zona dei taxi è visibilmente segnalata, così come la strada per arrivare al vicino centro di Basseterre, la capitale dell’isola, che è veramente a pochi passi dal porto.

Le tariffe dei taxi sono fisse ed è possibile trovarle su questo sito http://www.discover-stkitts-nevis-beaches.com/st-kitts-nevis-taxi.html
Io avevo già prenotato la mia guida prima di partire dall’Italia. Si chiama Chris Brookes e posso dire senza ombra di smentita che è veramente un’ottima guida che mi sento di consigliare a chiunque. Abbiamo condiviso il suo taxi da otto persone con la famiglia Murphy di Chicago in viaggio sulla Jewel e contattata tramite Cruise Critic, essendo interessati allo stesso itinerario.   

Iniziamo con la visita di Basseterre, più che una città un paesone, dove per prima cosa attraversiamo il Circus, una piazza ispirata al Piccadilly Circus di Londra dove fermano anche tutti i mezzi pubblici.

Passiamo poi davanti alla chiesa anglicana ed ai palazzi governativi in stile georgiano, prima di prendere la strada verso il nord dell’isola.

Oltre al trasporto Chris ci fa anche da cicerone e ci racconta la storia di qualsiasi cosa vediamo lungo la strada. Inoltre si ferma ad ogni nostro cenno per fare foto ricordo. Arriviamo al Bloody Point, dove nel 1600 ci fu un genocidio di 2mila nativi da parte di inglesi e francesi al fine di soffocare la loro voglia di libertà. Proseguiamo sul lungo mare per una ventina di minuti fino ad arrivare ai bordi della foresta pluviale, dove si trova la Romney Manor, una magione del 17° secolo costruita in pieno periodo coloniale ed utilizzata per gestire una piantagione di zucchero, la più estesa dell’isola.

Oggi qui è insediata la Caribelle Batik, che realizza da oltre 30 anni tele stampate artigianalmente utilizzando il tradizionale metodo indonesiano che prevede l’uso della cera per mantenere nel tempo i colori.

Nel corso della visita è possibile guardare gli artisti al lavoro, che spiegano le varie fasi lavorative.

Naturalmente è presente anche un fornitissimo negozio con teli, abbigliamento, sciarpe, costumi, arazzi … i prezzi sono alti ma questo non sembra bloccare le donne di casa dal fare acquisti. Sigh!

Fuori dall’edificio principale si trovano alcuni giardini botanici, i migliori dell’isola con molte varietà di fiori tropicali. La cosa più strabiliante è un gigantesco albero Saman (albero della pioggia) vecchio di 350 anni che copre quasi mezzo acro.

Ci sono anche dei punti di osservazione da quali si può individuare l’inizio della fitta foresta pluviale dell’isola.

Terminata la visita e lo shopping alla Romey Manor torniamo in auto e ci dirigiamo verso sud.

Qui il paesaggio cambia completamente e la montagna lascia spazio a dolci collinette dalle quali si ammirano scenari mozzafiato.

Chris ci porta fino alla Timoty Hill dove c’è un piazzale dal quale si ha un colpo d’occhio eccezionale sulla Peninsula.

Questa è senza dubbio una delle foto simbolo di St. Kitts … da un lato il burrascoso Oceano Atlantico e dall’altro il quieto Mar dei Caraibi. Le migliori spiagge dell’isola sono sul lato Caraibico ma sia Frigate che Friars Bay hanno una sabbia vulcanica, troppo nera ed incandescente per i miei gusti. La nostra meta è invece Cockleshell Beach, all’estremo sud, dove si ha una bella veduta di Nevis e del suo vulcano.

Qui la sabbia è bianca e come suggerisce il nome è colma di conchiglie. Il mare ha i classici colori caraibici.

La vegetazione scarseggia e per poter sopravvivere più di 5 minuti bisogna reperire un ombrellone. A tal fine le possibilità sono numerose. All’estrema sinistra (guardando il mare) c’è il Reggae Bar, affollatissimo, con una fitta distesa di ombrelloni e naturalmente con musica reggae a gogo. 

Volendo c’è anche un ristorantino in cui mangiare qualcosa.

Fino al 2012 viveva qui anche il maiale Wilbur, una star nei forum americani, oggi ricordato con questo cartello!

Noi non amiamo l’affollamento e ci sistemiamo nella parte centrale della spiaggia dove abbiamo noleggiato un ombrellone e due lettini in riva al mare a soli 10 dollari. La parte più a destra della spiaggia è ancora più deserta.

Qui si trova anche la zona migliore per fare snorkeling …

… ed il fondale marino è disseminato di stelle marine di diversi colori.

Passiamo tutto il pomeriggio in spiaggia fino a quando Chris ci torna a prendere e sulla strada del ritorno ci fa fare una fermata non programmata a Shipwreck Beach …

… qui mare e spiaggia non sono niente di che, ma nella zona vive una folta colonia di simpatiche scimmie in libertà che fanno impazzire la bambine!

Torniamo in porto alle 16:30 circa, appena in tempo per il rientro in nave.

La Summit molla gli ormeggi alle 17 e lascia St. Kitts.

Dopo di noi esce la Jewel che rivedremo solo a Portorico a fine crociera.

Anche la giornata di St. Kitts non ha deluso le attese. L’isola mi è apparsa ben tenuta e curata, le costruzioni goergiane di Basseterre ci catapultano indietro nel tempo, la Romney Manor è un impressionante mix di colori tra natura e batik, il relax in spiaggia è stata la ciliegina sulla torta.

La presenza di una guida molto brava e preparata come Chris, al posto di un normale tassista, ha però fatto la differenza e dato valore aggiunto all’intera escursione. Abbiamo scoperto aspetti dell’isola che mai ci saremo aspettati e ciò ha reso il tutto ancor più interessante. In più abbiamo fatto amicizia con una simpatica famiglia americana. Ah dimenticavo … per noi il costo per l’intera giornata è stato di 100 dollari. 

DOMINICA

Dominica si trova a sole 140 miglia nautiche a sud di St. Kitts, ma ha una conformazione, delle peculiarità ed uno stile di vita completamente diverse. Viene chiamata “L’isola della Natura” essendo quasi completamente coperta da lussureggianti foreste pluviali e da una vegetazione rigogliosa. Un’isola con clima tipicamente tropicale e con ben 5 vulcani di cui uno ancora attivo.

La Summit arriva alle 8 del mattino a Roseau, la capitale dell’isola, il cui nome ricorda il passato coloniale francese. Oggi l’isola si trova sotto l’egida del Regno Unito all’interno del Commonwealth. Per noi è la prima volta da queste parti.

Il porto si trova praticamente nel centro della piccola città ma diversamente dagli altri porti della crociera non ci sono negozi, ristoranti o altre amenità. Come si può notare dalla foto precedente sono invece numerosi i taxi collettivi ed i pulmini pronti ad accogliere i crocieristi. Qui a Dominica il costo del trasporto è il più alto mai visto in tutte le isole dei caraibi e questo si ripercuote inevitabilmente anche sul costo delle escursioni organizzate. Le distanze da percorrere sono elevate, le strade messe malissimo e qui il turismo crocieristico è uno dei principali motori dell’economia vista anche la mancanza di un aeroporto internazionale. La stagione è abbastanza breve e va da dicembre ad aprile, poi le navi spariscono.

Tra tutte le isole della crociera Dominica è senza dubbio la più povera e qui le condizioni di vita sembrano veramente molto difficili. Di tipiche spiagge caraibiche nemmeno l’ombra. Mero Beach, che si trova a circa 30 minuti dal porto, ha una sabbia vulcanica nerissima che non fa per noi. Decidiamo quindi di buttarci a capofitto su esperienze ecoturistiche un po’ più anticonvenzionali rispetto al solito.

Prima di partire avevo scritto a 8 persone tra tour operator e semplice taxi ed avevo trovato una guida per l’intera giornata al prezzo di 250 dollari (il più basso in assoluto). Stavolta però non ho trovato nessuno con cui condividere la giornata e così alla fine abbiamo optato per un tour di sola mezza giornata con taxi reperito in loco al costo di 100 US$. Questo tassista, che mi sembra si chiamasse Paul, a differenza di Chris ha la bocca cucita e si limita a scarrozzarci sulla sua scassatissima jeep.

Un consiglio che vorrei dare per le escursioni a Dominica è quello di evitare di scegliere luoghi troppo distanti tra loro perchè altrimenti il tempo in auto sarà superiore a quello a piedi. Per questo scartiamo la Emerald Pool che, seppur attraente, è distante almeno un’ora da Roseau.  La nostra prima sosta è Champagne Reef, a circa 20 minuti dal porto. Avevo letto di un biglietto da pagare ma quando arriviamo non c’è ancora anima viva quindi passiamo oltre.

Immerso completamente nel verde, questo posto è rinomato più che altro per lo snorkeling. Per arrivare al punto di immersione c’è una passerella di legno.

Come si può notare la sabbia non esiste ma ci sono solo tanti sassi e l’accesso in mare avviene attraverso uno scivolo. Lo spettacolo della natura qui si trova sotto il livello del mare. Quotato tra le top five dello snorkeling nei Caraibi, a Champagne Reef sembra letteralmente di nuotare in un acquario con l’acqua di un blu intenso e tanti pesci colorati anche di grandi dimensioni. Ma la peculiarità sono le tante bollicine che fuoriescono dal sottosuolo a causa dell’intensa attività vulcanica. Per avere un’idea pubblico una foto del fondale marino (non scattata da me).

L’esperienza è davvero unica e anche la mia bambina più grande si è divertita tantissimo. La piccola invece tra un po’ svuotava la spiaggia di sassi a forza di prenderli e gettarli in mare! Ad ognuno il suo!

Dopo aver fatto snorkeling in perfetta solitudine usciamo proprio mentre arriva l’orda dell’escursione Celebrity.

La prossima sosta è un punto di osservazione chiamato Morne Bruce, dal quale si ha una bella veduta di tutta Roseau, nave compresa.

Da qui parte un sentierino tutto in discesa e ben tenuto chiamato “Jack’s Walk” che percorriamo in circa 15 minuti fino ad arrivare ai giardini botanici di Roseau.

Più che un giardino a me è sembrato un grande parco con pochi fiori e molti alberi anche di specie molto diverse l’una dall’altra.

Nei grandi prati verdi i bambini delle scuole giocano e si svagano in gare sportive di atletica … per loro è periodo di vacanze pasquali.

L’appuntamento con Paul è all’ingresso del giardino e non si può sbagliare strada visto che ce ne è solo una! Prima di arrivare al punto di incontro passiamo davanti al monumento che ricorda il passaggio dell’uragano David nell’agosto del 1979, che con venti di 240 km orari devastò  completamente l’isola lasciando senza casa il 75% degli abitanti ed uccidendo anche una cinquantina di persone.

Simbolo di quello che fu l’uragano più distruttivo della storia di Dominica, uno scuolabus che fu letteramente schiacciato da un albero secolare sollevato come un fuscello e che si trova tutt’ora nella stessa posizione. Una cosa veramente impressionante!

Saliamo in macchina e partiamo alla volta del parco nazionale Morne Trois Pitons e più precisamente alle Trafalgar Falls. Il tragitto dura circa mezz’ora e più ci si avvicina più aumenta la vegetazione.

Per entrare nel sito bisogna pagare un biglietto di 5 dollari, fatta eccezione per la bambina piccola che non paga.

Non facciamo in tempo a mettere un piede dentro che inizia il primo nubifragio e quindi tiriamo subito fuori i nostri impermeabili comprati la settimana precedente ad El Yunque.

La camminata verso le cascate è facile e breve, al massimo 15 minuti ed il sentiero è ben tenuto, ma rispetto alla foresta di Portorico qui è tutto molto più selvaggio e la vegetazione più varia e ricca e talora intricata, costituita da piante latifoglie, liane, felci, bambu, banani selvatici. Una vera e propria giungla direi.

All’entrata ci dicono che di animali veramente pericolosi non ce ne sono, zero zanzare infette, nessun serpente velenoso … solo qualche Boa Costrictor della lunghezza massima di 4 metri! Fortunatamente se ne è stato alla larga da noi. Il punto di osservazione delle cascate è di legno e coperto, così ci liberiamo degli impermeabili che riparano si dalla pioggia, ma fanno sudare a dismisura.

Le cascate sono due Papa (sulla sinistra) e Mama (sulla destra).

Volendo è possibile scendere fino alla base della cascata attraverso un sentiero che però è molto meno semplice del precedente avendo rocce lisce e scivolose. Per questo è fondamentale indossare delle scarpette di gomma. Noi siamo attrezzati e quindi sprezzanti del pericolo ed in un momento di tregua della pioggia proseguiamo. Dopo aver scavalcato rocce e oltrepassato torrenti di acqua calda arriviamo in fondo. Il pezzo è breve ma sicuramente non facile, soprattutto per i bambini, ma il risultato vale sicuramente lo sforzo.

Ai piedi della cascata c’è anche un laghetto di acqua sulfurea calda ma non bollente nel quale alcune persone stanno facendo il bagno … ci viene la strana idea di buttarci a mollo ma la pioggia ha nuovamente aumentato di intensità e decidiamo che è arrivato il momento di tornare alla base.

Il nostro Paul ci aspetta mangiando una banana e dopo esserci asciugati ci porta alla vicine Sulphur Springs.

Si tratta di sorgenti sulfuree prodotte dall’attività vulcanica dell’isola dove è possibile cuocere un uovo in pochi minuti. L’acqua al loro interno ribolle in continuazione facendo capire che qui il sottosuolo è tutt’altro che tranquillo e sopito.

Terminata la visita ci facciamo riportare in nave dove pranziamo ottimamente al buffet. Dopo un breve riposino in cabina scendiamo nuovamente a terra per visitare Roseau …

Il paese non ha molto da offrire dal punto di vista monumentale e architettonico, ma è molto caratteristico e pittoresco ed una breve passeggiata tra le sue viuzze va sicuramente fatta. Proprio di fronte al pontile c’è il Museo Nazionale di Dominica, ospitato in un’antica casa del 1800, una delle poche che ha resistito alla forza di David. Al costo di ingresso è 3 dollari si osserva un’esposizione permanente con un’interessante panoramica dell’isola e della sua storia.

Dietro al museo c’è la Old Market Square, la piazzetta del mercato con bancarelle di artigianato locale, magliette, souvenir ecc. Non cercate diamanti perchè qui non ne troverete, il lusso non rientra proprio nel DNA di Dominica.

Più probabile invece trovare un intrico senza fine di cavi sopra la testa!

Dopo un giretto per le vie principali, tutte a senso unico visto che due auto contempraneamente non ci passano…

… torniamo in nave e ammiriamo nuovamente la città da una posizione privilegiata.

Mentre le donne sguazzano in piscina …

… io mi gusto la partenza, che è sempre uno dei momenti che preferisco.

Le verdi montagne di Dominica si stanno ormai allontanando e nell’animo sento che un po’ mi dispiace aver abbandonato quest’isola così strana e diversa dalle altre, con una natura incontaminata e lussureggiante come mai mi era capitato di trovare ai Caraibi. Quella che pensavo fosse la tappa debole di tutta la crociera in realtà si è rivelata una bella sorpresa ed anche qui mi piacerebbe tornare in futuro per continuare l’esplorazione.

Inizia così il viaggio verso Grenada, l’isola più a sud del nostro itinerario dove riprenderemo a pieno ritmo la vita balneare che per un sol giorno abbiamo sospeso.

GRENADA

Dopo una notte di navigazione più che tranquilla, la Summit inaugura il primo giorno del mese di aprile arrivando nei pressi di St. Georges, dove ancora una volta lo sbarco a terra è fissato alle 8:00.

Scoperta da Colombo nel suo terzo viaggio del 1498, Grenada è nota come The Spice Isle, in quanto produce una grande varietà di spezie. E’ uno dei principali esportatori al mondo per l’esportazione della noce moscata (nutmeg) che è disegnata addirittura sulla bandiera nazionale. Anche oggi la giornata si preannuncia calda e soleggiata, sebbene nel Today ci sia scritto “80% chance of snow” … ma è l’April Fools’ Day e non ci caschiamo!

Dopo la parentesi naturalistica di Dominica la nostra intenzione è quella di trascorrere una giornata interamente balneare. La nave approda vicino al centro di St. Georges, che rispetto a Roseau si mostra molto meglio tenuta e con un territorio collinare fatto di continui saliscendi.

Vicinissimo al porto c’è la fermata degli autobus del trasporto pubblico ed il punto di partenza dei water taxi che, al costo di 4 US$ a tratta portano in circa 15 minuti alla spiaggia principale e più conosciuta dell’isola: Grand Anse, una delle migliori dei Caraibi, che noi abbiamo già avuto il piacere di visitare in passato. Nella foto che segue si possono facilmente individuare entrambi i punti di partenza.

All’uscita del porto veniamo letteralmente inebriati da un forte aroma di spezie che riempie l’aria di questa gemma tropicale. C’è anche una band musicale che suona musica caraibica. Saremo restati ad ascoltarli per ore ma la nostra escursione sta per iniziare!

Un’ultima occhiata alla nave …

… e via alla ricerca del taxi che avevamo prenotato dall’Italia. Opzione che consiglio vivamente perchè i tassisti al terminal sono veramente costosi e propongono pacchetti di mezza giornata alle Annandale Falls (che non sono niente di speciale) più Grand Anse a 120 US$. Il semplice transfert per Grand Anse con taxi collettivo costa invece 4 dollari a tratta. Noi ci siamo invece affidati a King Elvis Taxi & Tours, che identifichiamo subito grazie ad un cartello e che per l’intera giornata ci farà spendere 60 dollari.

Senza tanti convenevoli partiamo alla volta di La Sagesse Beach. Il guidatore è un ragazzo giovane e molto spigliato alla guida, ma con il vizio di suonare e salutare ogni singola ragazza che passava per la strada! A tal proposito devo dire che le donne di Grenada per me sono bellissime. Dopo circa 30 minuti arriviamo a destinazione.

La Sagesse Beach è una spiaggia battuta pochissimo dal turismo e frequentata principalmente dai locali nel week end. Essendo mercoledì non c’è (quasi) anima viva! Sempre in tema di classifiche, secondo il magazine Caribbean Travel and Life questa spiaggia è considerata come uno dei dieci luoghi più romantici dell’intero Caribe.

La vegetazione è più che rigogliosa e arriva fino ai margini della spiaggia garantendo ombra in abbondanza.

I colori della sabbia e del mare non sono tipicamente caraibici e ricordano maggiormente ambientazioni hawaiiane con sabbia più scura e mare verde.

L’acqua del mare è la più calda di tutto il viaggio, vuoi perchè siamo molto a sud vuoi perchè la spiaggia è racchiusa dentro una grande baia. C’è anche un piccolo fiumiciattolo con acqua fresca che sfocia in mare proprio qui.

Restiamo a La Sagesse tutta la mattina passando il tempo tra bagni di mare e bagni di sole!

Proprio sulla spiaggia c’è anche un piccolo hotel per occasioni speciali ed un ristorantino. Il tutto contorniato da un delizioso giardino tropicale perfettamente curato.

Alle 13 in punto risaliamo sul taxi e ci facciamo portare a Grand Anse per il pranzo. La durata del tragitto è di circa 20 minuti tra continue salite e discese …

Ci siamo fatti lasciare in corrispondenza del ristorante Umbrellas, dove mangiamo divinamente spendendo 56 dollari caraibici, ovvero 22 dollari americani. Conviene avere i soldi contati oppure pagare con carta di credito perchè il resto viene dato solo nella valuta locale ECD. 

Grand Anse è una spiaggia di sabbia bianchissima e soffice lunga 3 chilometri, e la parte migliore è proprio questa, lontana dal punto di attracco del water taxi dove ci sono ombrelloni e venditori super insistenti con una elevata densità di persone. Qui invece c’è poca gente e molti alberi e palme sotto cui ripararsi.

Noi ci accomodiamo sotto questo alberello …

Rispetto a La Sagesse i colori sono completamente diversi ed il mare è limpido e con tante sfumature di azzurro, proprio come me lo ricordavo.

In lontananza si intravede la Celebrity Summit … ma non abbiamo proprio alcuna fretta di raggiungerla!

Alle 16 torna però a prenderci il nostro fidato tassista che ci riporta a St. Georges. Sarà un po’ distratto dalle belle ragazze, ma sulla puntualità proprio niente da dire, veramente un orologio svizzero. Ci facciamo lasciare in prossimità del Carenage, la strada che costeggia il porto naturale della città.

St. Georges è una cittadina veramente carinissima, con una architettura georgiano caraibica ed una passeggiata per le sue strade è veramente gradevole.

Volendo è possibile salire a Fort Georges, dal quale si ha una bella vista di tutta la città, ma il tempo stringe e visto che manca ancora lo shopping ce ne torniamo al porto passando dallo storico Sendall Tunnel, una galleria realizzata nel 1864 che taglia la montagna tra il Carenage e il terminal crociere.

Per gli acquisti di souvenir e soprattutto delle spezie non c’è che l’imbarazzo della scelta nella piazzetta dell’Esplanade Mall, il centro commerciale nel quale bisogna passare per imbarcarsi.

Compriamo alcuni kit con cannella (cinnamon), zenero (ginger), peperoncino (chilli pepper), zafferano (saffron), paprika, curry e naturalmente noce moscata (nutmeg), sia intera che grattugiata. Il costo da vai 5 ai 15 dollari a seconda del contenuto. Poi di corsa in nave, il tutti a bordo è alle 16:45.

Puntuale alle 17 la Summit lascia l’isola delle spezie e inverte la rotta. Si torna a navigare verso nord.

Ed anche Grenada ha lasciato il segno e ci ha regalato l’ennesima bella giornata di questo sorprendente viaggio. Con tutte queste levatacce però la stanchezza inzia a farsi sentire. Per fortuna il giorno successivo sarà interamente dedicato alla navigazione e potremo prendercela comoda e fare tutto con estrema calma.

NAVIGAZIONE

Ed eccoci, finalmente, arrivati al giorno di navigazione.

Finora avevamo utilizzato la nave quale mezzo di spostamento tra un’isola e l’altra, scendendo sempre presto la mattina ed andando a letto preso la sera. Una giornata interamente dedicata alla vita di bordo ci voleva proprio.

La stanchezza accumulata era parecchia quindi ce la siamo presa tutti molto comoda con sveglia a tarda ora e con orari dilatati per tutta la giornata.

In questa giornata sono stati messi vendita a prezzo scontato le magliette dei porti di scalo della crociera (2 magliette 20 dollari) ed altro materiale con logo Celebrity. Il banco si trovava a bordo piscina ed è stato letteralmente preso d’assalto per almeno 3 ore dalle 9:30 quando ha aperto. Volevo comprare qualcosa ma la fila arrivava all’ingresso del ristorante! Veramente una cosa mai vista.

Il programma di intrattenimento è molto ricco ed essendo il giovedì santo viene celebrata di prima mattina anche la messa cattolica al salone Revelation. Lo sport è come sempre a pagamento e prevede Yoga, Spinning e Zumba.

Alle 9:30 partecipiamo alla visita della cucine che qui è stranamente gratuita diversamente da altre navi, ma brevissima in quanto essendo molta la partecipazione veniva divisa in turni.

Riporto di seguito l’intero Today della giornata così è possibile farsi un’idea delle attività di bordo.



Partecipiamo a poco o nulla e restiamo tutto il giorno a crogiolarci sul ponte piscine con tappe abbastanza frequenti al buffet.

Nel pomeriggio moglie e figlie si danno all’arte con pittura con colori ad acqua e scrapbooking. Io giro per la nave a fare qualche foto e mi godo la navigazione su un lettino del ponte scialuppe al ponte 4.

La giornata ci regala anche uno dei migliori tramonti di tutto il viaggio.

Dopo l’ottima cena di gala, dove mi sono gustato una deliziosa coda di aragosta, l’idea era quella di aspettare le 23 per andare all’Artic Ice Party nel salone Revelations. Ma anche non aver fatto niente tutto il giorno ci ha molto stancato, il giorno dopo ci aspetta una levataccia in quanto dovremo scendere dalla nave appena si apriranno i portelloni e quindi decidiamo di andarcene a letto.

Il camera troviamo le terribili etichette per le valige … eh si la crociera (e il viaggio) sta per giungere al termine. Da apprezzare l’organizzazione Celebrity che qualche giorno prima aveva recapitato in cabina un questionario per conoscere i dettagli del volo di ritorno in modo da calibrare l’orario di sbarco in base a questa esigenza. E così è stato. Complimenti!

ST. THOMAS

Ed eccoci arrivati al capitolo finale della crociera e dell’intero viaggio. Un finale col botto come si usa dire in ambito cinematografico!

St. Thomas è veramente un’isola esotica da sogno, quello che nell’immaginario comune ci si aspetta da una cartolina dei Caraibi. Spiagge bianche bellissime, mare cristallino, panorami mozzafiato, montagne verdi ed un vero e proprio paradiso dello shopping. Mi rimase nel cuore già 12 anni fa, quando ci passai una bellissima giornata sempre in crociera, con la Costa Romantica e la mattina del 3 aprile non stavo proprio nella pelle e già all’alba ero fuori coperta per gustarmi la navigazione tra le tante isolette che compongono le USVI.

La nave passa molto vicino ad alcune di esse …

… ed in lontananza si scorge Charlotte Amalie, la capitale dell’isola.

Il molo di approdo è quello di Havensight, il principale, che può accogliere fino a tre navi da crociera.

Dopo alcuni minuti la Norwegian Pearl si accomoderà dietro di noi, mentre al porto di Crown Bay arriveranno i crocieristi della Ryndam di HAL.

L’escursione odierna ci porterà nell’isola di St. John … ed in questo modo metteremo la bandierina anche sull’unico tassello delle Isole Vergini che ancora ci mancava. Visitare St. John in autonomia è abbastanza semplice ma richiede di alcune accortezze al fine di evitare lunghi attese e tempi morti. Il mio consiglio è ancora una volta quello di evitare le escursioni organizzate, soprattutto se la nave rimane in porto per tutta la giornata. Organizzandosi in proprio si dimezza il costo e si raddoppia il tempo di permanenza in quel luogo idilliaco.

Scendiamo dalla nave alle 8 ed usciti dal terminal saliamo sul primo taxi in partenza per Red Hook, cittadina dell’east end da dove partono i traghetti per St. John. La durata del viaggio è di circa 25/30 minuti ed il costo fisso è di 10 US$, bambini compresi. Per loro nessuno sconto nemmeno se viaggiano sulle gambe dei genitori. Alla piccola stazione marittina di Red Hook acquistiamo i biglietti A/R del traghetto al costo di 14 US$ per gli adulti e 2 US$ per i bambini. Il traghetto parte ogni ora e la soluzione migliore è senz’altro prendere quello delle 9. Sul seguente sito sono pubblicati tutti gli orari giornalieri http://www.vinow.com/general_usvi/interisland_ferry/#st-john-passenger-ferry-red-hook-to-cruz-bay

In poco meno di 20 minuti arriviamo a Cruz Bay, la cittadina principale di St. John.

Il centro è molto piccolo ma molto ben curato e nel porticciolo sono presenti numerose imbarcazioni.

Circa i 2/3 dell’isola sono occupati dal Virgin Island National Park, parco con spiagge spettacolari, ambienti marini protetti e foresta tropicale. Si capisce all’istante che si tratta di un posto esclusivo, veramente una di quelle mete che non ci si può lasciar sfuggire quando si arriva da queste parti. Un vero e proprio “must” insomma.

Alle 9:30 di mattina Cruz Bay si deve ancora svegliare e per strada non c’è praticamente nessuno, anche perchè il meteo non è il massimo ed il cielo promette pioggia da un momento all’altro. Prima di andare in spiaggia raggiungiamo il vicino Visitor Centre dove prendiamo mappe e materiale informativo e studiamo un po’ la composizione del parco naturale.

La prossima tappa sarà una delle spiagge più belle dei Caraibi … Trunk Bay … che si raggiunge col taxi collettivo in meno di 10 minuti ed al costo di 6 US$ a testa. Il tassista si ferma in uno spiazzo dove c’è un punto di osservazione dal quale si vede la spiaggia in tutta la sua interezza.

L’ingresso è a pagamento e costa 4US$ per gli adulti e zero per i bambini.

A quell’ora del mattino c’era pochissima gente e le escursioni organizzate tarderanno ancora ad arrivare visto che il punto di ritrovo era fissato per le 10 in teatro.

A farci compagnia ci sono una chioccia con i suoi pulcini e un bellissimo pellicano che immobile su un albero all’estremità della spiaggia sembra vigilare su di essa.

Non facciamo in tempo a stendere i teli sulla soffice e bianca sabbia che su Trunk Bay si abbatte un tipico nubifragio tropicale!

Per fortuna la vegetazione ci ripara un po’. Dopo una decina di minuti, che a me sono parsi interminabili, finalmente smette di piovere e come sempre accade ai Caraibi esce il sole.

E’ veramente incredibile come da un attimo all’altro l’ambiente si trasformi completamente ed il mare si accenda di un particolare colore celeste chiaro … l’acqua è di una limpidezza estrema e sembra veramente di nuotare in una piscina.

Nei pressi della spiaggia c’è un isolotto attorno al quale è possibile fare snorkeling seguendo un percorso segnalato da boe e cartelli subacquei.

Mi immergo con la mia bambina più grande è rimaniamo stupiti dalla varietà di pesci e vegetazione marina. Tutto il reef è vigilato a vista da alcuni ranger in canoa che richiamano con delle fischiate assordanti tutti coloro che contravvengono alle regole, ad esempio sedendosi sulle rocce oppure fuoriuscendo dal percorso.

Mangiamo un boccone veloce nell’unico snack bar qui presente e restiamo in spiaggia fino alle 14:30.

Come sempre succede nei nostri viaggi, non stiamo bene se non lasciamo un qualche souvenir in giro per il mondo … questa volta a farne le spese sono le mie pinne ed una borsa con i teli Celebrity. Vabbè pazienza … anche se ormai questa volta pensavamo di avercela fatta … ritenteremo la prossima volta sperando di poter tornare a casa con tutto quello che avevamo portato. Il taxi per il ritorno (altri 6 US$) è sempre disponibile nel parcheggio della spiaggia e ci riporta al porto in tempo per la partenza del traghetto delle 15.

Il viaggio tra le due isole è molto gradevole ed il mare era tranquillo quindi ci sistemiamo all’esterno dove ci godiamo i soli 20 minuti di navigazione.

Arrivati a Red Hook nuovo taxi per Charlotte Amalie (sempre 10 US$) ed arrivo in porto alle 16 circa. Rispetto a 10 anni prima la zona shopping del porto è stata completamente rinnovata e può contare su almeno 4 lunghi edifici pieni zeppi di negozi. Le principali marche presenti in centro a Charlotte Amalie hanno tutte anche una filiale qui.

Unico neo il fatto che essendo il Good Friday (Venerdì Santo) nessun locale vendeva alcolici e nemmeno le birre. Peccato perchè una ultima Carib ci sarebbe stata bene.

Compriamo qualche ricordino, la immancabile maglietta e mia moglie si fa il giro di tutte le gioiellerie … si prova qualche anello … e se ne esce a bocca asciutta! Ringraziando il dollaro forte … o l’euro debole ce ne torniamo in nave!

Saliamo subito nel ponte piscine …

Da lassù si ha una bella veduta del Paradise Point, un punto di osservazione che si raggiunge con una funivia vicina al porto.

Da questa foto (non mia) si può avere un’idea del panorama da lassù … e della straordinaria bellezza di quest’isola.

La partenza da St. Thomas è la migliore in assoluto di tutta la crociera. La nave manovra all’interno della baia, fa una rotazione di 360 gradi e molto lentamente esce e se ne va.

La distanza da Portorico è minima e quindi l’andatura è quasi impercettibile e per molto tempo abbiamo costeggiato l’isola che ci ha offerto degli scorci stupendi.

L’idillio termina però al tramonto del sole … è tempo di valige!

Visto che l’orario limite per metterle fuori dalla porto sono le 11 di sera, decidiamo di prepararle prima di uscire per (l’ultima) cena. Decisione saggia visto che dopo cena gireremo la nave come trottole e come non abbiamo mai fatto in nessuna delle sere precedenti. Siamo andati allo spettacolo in teatro, al Martini Ice Party e per finire alla serata danzante al Revelations con musica anni ’70 e ’80.

Ma purtroppo siamo veramente agli sgoccioli, ai titoli di coda di un viaggio indimenticabile per tutti noi … e i primi goccioloni iniziano a far capolino dai nostri occhi. Nel frattempo la nave costeggia l’isola di Vieques e punta la prua verso San Juan.

IL RITORNO A CASA

Ed eccoci arrivati all’epilogo di questo foto/diario che ha raccontato la nostra esperienza di viaggio.

La Summit torna a Portorico ed approda come sempre al Muelle Panamericano verso le 6 del mattino dopo aver percorso 1.100 miglia nautiche a zonzo tra i Caraibi.

L’arrivo di prima mattina consente di raggiungere l’aeroporto in tempo utile per tutti i voli in partenza verso gli Stati Uniti. Il nostro volo (AA1341) era schedulato alle 10:25 ed a differenza dell’andata ci porterà a Miami anzichè a New York. A Miami è prevista una sosta di 1 ora e poi partenza verso Milano alle 14:20 col volo AA206.

Bisogna precisare che l’uscita dagli USA è molto più veloce rispetto all’ingresso e non bisogna passare da immigrazione e dogana. Inoltre le valige sono andate dirette da San Juan a Milano senza doverle recuperare. Essendo tutti i voli dell’American Airlines concentrati al Terminal D dell’aeroporto di Miami, non dovremo fare altro che passare da un gate all’altro. Tutto molto semplice e veloce.  

Ma torniamo a San Juan per descrivere la procedura di sbarco che è stata super veloce. L’orario della nostra discesa era fissato alle 7:50 e dopo circa 20 minuti eravamo già al taxi visto che all’immigrazione ed alla dogana non c’era praticamente nessuno. Arriviamo in aeroporto alle 8:30 con ben due ore di anticipo e dopo aver mollato le valige facciamo un giro nel piccolo aeroporto di Portorico. E qui capita l’ultima disavventura …

Avendo al seguito almeno 6 bagagli a mano tra trolley, borse, zaini e sportine (se incontro chi ha inventato i souvenir!!!) non possiamo far altro che darne uno alla bambina più grande, pur essendo ben consci che le probabilità di lasciarlo in giro erano elevatissime. Decidiamo di sorvegliarlo a vista ma nell’unico momento di distrazione succede che il trolley rimane dentro un negozio. Ce ne accorgiamo quasi subito ma quando torniamo indietro il negozio era già stato evacuato e chiuso ed erano partite le procedure di sicurezza. Dentro c’erano due poliziotti che giravano attorno al trolley e lo esaminavano con una specifica attrezzatura antibomba. Per riaverlo indietro è stata necessaria una lunga trafila con presentazione di documenti, firma di moduli e tante scuse per l’accaduto. Ahhhhh i bambini !!!

Il volo parte puntuale e lasciamo definitivamente Portorico … dall’alto si nota distintamente il forte El Morro nel quale abbiamo passato momenti molto piacevoli.

Capita molto raramente di fare un viaggio aereo e di beccare contemporaneamente un posto vicino al finestrino sul lato giusto dell’aereo ed una giornata perfetta senza nuvole e senza il riflesso del sole. Forse le probabilità sono le stesse di vincere qualcosa alle Slot Machine. Ma questo è il mio giorno fortunato ed il volo è stato sicuramente il migliore di sempre, tanto che le 3 ore “volano” letteralmente via in un lampo.

Questa è Grand Turk … al quale sono particolarmente legato … vedi il mio Avatar!

A breve distanza passano sotto i miei occhi East Caicos, Middle Caicos e North Caicos …

… con una perfetta veduta di Providenciales, dove si trova la seconda spiaggia più bella del mondo secondo Tripadvisor … la prima è in Brasile quindi un po’ fuori rotta!

E poi signori e signore … ecco a voi le Bahamas!!

Mayaguana

Le piccole Plana Cays

Long Island

Una delle isole più belle delle Bahamas: Exuma

Inizia poi una lunghissima serie di isolette coralline il cui margine occidentale è composto da barre di sabbia calcarea che danno luogo a secche e spiagge sommerse dai colori incredibili.

Sorvoliamo Andros, la più grande isola dell’arcipelago, quasi completamente disabitata e con gran parte del territorio costituente parco nazionale. Si tratta di altofondi marini con profondità fino a qualche decine di metri separati tra loro da fosse molto profonde, di ambiente oceanico.

Nelle parti più interne dei banchi si sviluppano piane di marea fangose.

Qui la bellezza raggiunge il suo apice, il celeste del mare si confonde con quello del cielo in un mix di colori che lascia a bocca aperta …

Con Bimini Island, l’isola della Bahamas più vicina alla Florida, termina questa fantastica visione e le secche lasciano il posto al blu profondo dell’Oceano Atlantico.

Dopo pochi minuti si intravedono le isole Keys …

… e si entra nello spazio aereo americano.

La procedura di atterraggio a Miami ci fa sorvolare le paludi delle Everglades …

… che lasciano progressivamente il posto all’immensa città della Florida!

E con questo ho veramente concluso, anche perchè il volo verso Milano non offrirà grandi spunti. Arriveremo in Italia alle 6 del mattino con freddo e nebbia a darci il bentornato in Italia.

Spero che questo diario vi sia piaciuto e che la sua lettura possa essere di spunto per organizzare un vostro prossimo viaggio ai Caraibi … visitare queste isole incantevoli su una nave Celebrity credo che sia veramente il massimo!

FINE

Autore: Comax

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